L’Assessore Bordoni ha pubblicamente risposto alle dieci domande che il blog Cartellopoli aveva pure pubblicamente avanzato.
Precisiamo che le dieci domande sono state elaborate ed inviate dal blog Cartellopoli e non dal nostro Comitato –che non ne era informato- ma poiché riguardano e si riferiscono direttamente anche al nostro operato riteniamo necessario rendere pubbliche alcune riflessioni sulle affermazioni rese dall’Assessore.
Il Comitato Promotore ha inviato una lettera pubblica al Sindaco Gianni Alemanno, pubblicata sul blog e inviata a tutti i consiglieri comunali, nella quale chiediamo la rimozione dell’Assessore responsabile delle scelte amministrative che hanno portato all’attuale situazione di degrado, rischi per la sicurezza stradale, crollo economico del settore.
Nella lettera spieghiamo chiaramente quali sono state le scelte e le decisioni sbagliate dell’assessorato nella gestione del settore delle affissioni e perché hanno provocato il danno oggi evidente a tutti.
Pertanto, già in quella lettera ci sono tutte le risposte all’Assessore, ma qui ribadiamo, riassumiamo e precisiamo le più importanti, in relazione alle pubbliche affermazioni dell’On.le Bordoni.
1 - L’Assessore sostiene che la soluzione per la quale la sua amministrazione sta lavorando è il PRIP, Piano Regolatore Impianti Pubblicitari: solo in parte è vero.
Il PRIP è uno strumento fondamentale di governo del settore, come il Comitato ha sempre sostenuto sollecitando l’amm.ne comunale alla redazione ed approvazione, ma è solo il primo passo: il piano detta le regole poi queste regole bisogna applicarle nel concreto, ovvero togliere i cartelloni dalle strade, dai parchi, dalle zone monumentali e vincolate.
Infatti, lo stesso PRIP prevede che “l’attuazione delle previsioni contenute nel PRIP è demandata a strumenti di dettaglio e di specificazione ovvero ai Piani di Localizzazione”.
Ed i Piani di Localizzazione come suggerisce lo stesso termine, servono ad indicare con una dettagliata pianificazione, strada per strada, piazza per piazza, zona per zona:
- dove devono essere collocati, uno per uno, gli impianti pubblicitari;
- quanti impianti in quel luogo (piazza, via ecc.) saranno collocati;
- come saranno fatti, ovvero quale grandezza, formato, tipo, aspetto, ecc., avranno.
Solo nel momento nel quale ci saranno anche i Piani di Localizzazione, allora l’Assessore potrà affermare che esistono regole certe, valide ed applicate; approvare il PRIP è solo il primo passo del percorso non la conclusione, altrimenti il rischio è che le regole restino valide solo sulla carta ma non siano cogenti.
Ma l’Assessore sa benissimo che per redigere ed approvare i dettagliati Piani di Localizzazione per tutto il territorio del Comune di Roma, ci vorranno almeno altri due anni.
E nel frattempo? Lasciamo il settore nella completa anarchia e nel disastro attuale? In un contesto nel quale gli operatori più scorretti la fanno da padrone? Con l’immagine della città compromessa e ferita? Con i gravi rischi per la sicurezza stradale???
In realtà dalle stesse dichiarazioni dell’On.le Bordoni emerge chiaramente la volontà dell’assessorato di far approvare il PRIP e poi lavarsene le mani, lasciando –nel concreto- tutto come è ora: uno status quo drammatico, anzi peggiorato da un PRIP che resterà inapplicato.
2 - Il PRIP ancora in corso di adozione, prevede che la superficie complessiva degli impianti pubblicitari passi dai 220.000 mq attuali e censiti ufficialmente (escluso da questa cifra l’abusivismo che sappiamo essere rilevantissimo), ai 160.000 mq previsti dal Piano.
Ora, a parte il fatto che il Comitato insisterà affinché sia ulteriormente e sensibilmente diminuita la superficie massima indicata, la domanda è: chi, come e quando rimuoverà i 60.000 mq in esubero? Con quali risorse, tempi, modalità operative?
Questo è uno dei nodi fondamentali irrisolti dall’amministrazione comunale, e che pare non voglia nemmeno affrontare visto che l’Assessore non ne ha mai neppure accennato.
3 - La procedura di autodenuncia e pagamento del famigerato CIP (delibera 37/2009, proposta e voluta dall’Assessore), in carenza di una adeguata rete e di procedure di controllo degli uffici comunali, ha di fatto consentito a molte imprese di attuare comportamenti illegittimi e scorretti:
- collocando i loro impianti in luoghi e situazioni diverse da come avevano loro stesse dichiarato agli uffici comunali, e quindi in spregio a norme di tutela ambientale, monumentale, al C.d.S., ecc.;
- barando sull’effettiva estensione delle esposizioni, formato degli impianti, tipologia, e così ad esempio, impianti dichiarati dall’impresa di 2 mq sono risultati essere in realtà di 12 mq.
Gli uffici comunali -per scarsità di risorse umane e finanziarie nonché per inadeguatezza strutturale ed organizzativa- non erano e non sono in grado di attuare controlli e verifiche sistematiche sulla bontà e correttezza delle autodenunce delle imprese, ma effettuano solo controlli a campione; i fenomeni di abusivismo sono così aumentati in maniera esponenziale perché garantiti da una sostanziale impunità e dalla mancanza di adeguato deterrente all’illegalità.
Infatti, il Comitato ha constatato che dalla segnalazione –quando avviene- di un impianto abusivo o irregolare alla sua materiale rimozione trascorrono in media 6/8 mesi con punte di un anno e più; e neppure gli oscuramenti degli impianti –previsti dal regolamento e che avrebbero tempi più rapidi- vengono effettuati.
Nel frattempo l’impresa proprietaria dell’impianto continua ad utilizzarlo ed a lucrare sulla pubblicità esposta: la modesta entità delle sanzioni ed i tempi lunghissimi delle rimozioni e/o oscuramenti incidono in maniera del tutto marginale sulla resa degli operatori scorretti, per i quali i limitati rischi delle sanzioni ben valgono lo sfruttamento e i ricavi degli impianti abusi o irregolari.
4 - Ora, gli elevati numeri delle rimozioni che l’Assessore vanta (3700 più altre 1700 a breve), in realtà sono la prova conclamata dell’esplosione dell’abusivismo e della illegalità causati proprio dalle scelte e dai provvedimenti dell’amministrazione che abbiamo innanzi sottolineato.
In una situazione nella quale i controlli sono attuati dall’amministrazione e la cornice di regole è valida, l’Assessore non sarebbe stato costretto ad effettuare –sostiene l’On.le Bordoni- 5.000 rimozioni!
In sostanza quello che l’On.le Bordoni vanta come risultato della lotta all’abusivismo è solo l’inadeguato tentativo di porre rimedio al male da lui stesso causato!
Ma non basta: una rimozione costa in media al Comune 300 Euro; quindi 5000 rimozioni costano al Comune cioè a tutti i cittadini romani, circa 1,5 milioni di Euro: per rimediare agli errori dell’Assessore la comunità cittadina ha già speso questa cifra!
Interesseremo e solleciteremo sicuramente l’intervento della Corte dei Conti, su questo come su altri temi.
5 - Gli interventi dei rappresentati delle grandi aziende del settore ha confermato quello che il nostro Comitato sostiene fin dall’inizio e che solo l’Assessore sembra non vedere o comprendere.
Gli operatori scorretti hanno potuto, approfittando della mancanza di controlli e gestione del Comune e della deregulation normativa, competere in maniera distorta sul mercato, applicando prezzi inferiori ed innescando una corsa al ribasso dei prezzi nei confronti degli inserzionisti, alla quale si sono dovute adeguare tutte le altre imprese: il valore delle affissioni pubblicitarie è crollato, gli utili e gli investimenti delle aziende pure, ed il settore è al collasso. E` questa, assieme alla crescita abnorme dell’abusivismo e alla sostanziale garanzia di impunità, la causa della moltiplicazione delle ditte autorizzate dall’amm.ne comunale: oltre 400; non si tratta, infatti di grandi imprese capaci di investimenti e di creare posti di lavoro, ma di ditte che approfittano dell’anarchia nella quale è precipitato il settore per agire in maniera spregiudicata e scorretta, frammentando ancora di più il mercato e svalutandolo.
In verità le scelte dell’amministrazione comunale, delle quali è direttamente responsabile l’Assessore, anziché puntare al rilancio economico del settore ed alla tutela dell’interesse pubblico alla tutela del patrimonio cittadino, sono state dirette alla difesa degli interessi di categoria, anzi solamente agli interessi economici di un preciso e facilmente individuabile gruppo di operatori del settore.
Ed è questo uno dei motivi principali per i quali richiediamo la rimozione dell’Assessore: il mandato affidatogli dal Sindaco è stato svolto in maniera inadeguata ed in contrasto con gli interessi della città.
6- L’Assessore ha descritto i suoi uffici come case di vetro aperte alla partecipazione di tutti i cittadini ed ha affermato non c’è mai stata la volontà politica di affossare la delibera di iniziativa popolare.
Viene clamorosamente smentito dai fatti.
Fin dall’inizio della sua attività il Comitato ha suggerito all’amministrazione comunale diverse soluzioni per arginare il degrado emergente nel tempo necessario all’approvazione del PRIP, ovvero un regime transitorio che contenga diverse disposizioni efficaci e cogenti.
Alcune di queste istanze sono contenute nella delibera di iniziativa popolare che però invece di recepire immediatamente -cogliendo l’opportunità di ottenere un risultato prestigioso per la Sua carriera politica ed intestarselo, ovvero di poter affermare: “ho recepito le istanze dei cittadini ed ho risolto il problema”- la Sua amministrazione, On.Bordoni, ha tenuto a bagnomaria per un anno e c’è voluta una formale diffida con la minaccia di azioni legali per ottenerne la calendarizzazione.
Ed ora, dopo che dal 20 ottobre u.s. la discussione della delibera viene ogni volta rinviata, ci viene anticipata, in maniera arrogante e sprezzante, la volontà del capogruppo PDL, On.le Gramazio, di procrastinarne la discussione sine die.
Precisiamo che le dieci domande sono state elaborate ed inviate dal blog Cartellopoli e non dal nostro Comitato –che non ne era informato- ma poiché riguardano e si riferiscono direttamente anche al nostro operato riteniamo necessario rendere pubbliche alcune riflessioni sulle affermazioni rese dall’Assessore.
Il Comitato Promotore ha inviato una lettera pubblica al Sindaco Gianni Alemanno, pubblicata sul blog e inviata a tutti i consiglieri comunali, nella quale chiediamo la rimozione dell’Assessore responsabile delle scelte amministrative che hanno portato all’attuale situazione di degrado, rischi per la sicurezza stradale, crollo economico del settore.
Nella lettera spieghiamo chiaramente quali sono state le scelte e le decisioni sbagliate dell’assessorato nella gestione del settore delle affissioni e perché hanno provocato il danno oggi evidente a tutti.
Pertanto, già in quella lettera ci sono tutte le risposte all’Assessore, ma qui ribadiamo, riassumiamo e precisiamo le più importanti, in relazione alle pubbliche affermazioni dell’On.le Bordoni.
1 - L’Assessore sostiene che la soluzione per la quale la sua amministrazione sta lavorando è il PRIP, Piano Regolatore Impianti Pubblicitari: solo in parte è vero.
Il PRIP è uno strumento fondamentale di governo del settore, come il Comitato ha sempre sostenuto sollecitando l’amm.ne comunale alla redazione ed approvazione, ma è solo il primo passo: il piano detta le regole poi queste regole bisogna applicarle nel concreto, ovvero togliere i cartelloni dalle strade, dai parchi, dalle zone monumentali e vincolate.
Infatti, lo stesso PRIP prevede che “l’attuazione delle previsioni contenute nel PRIP è demandata a strumenti di dettaglio e di specificazione ovvero ai Piani di Localizzazione”.
Ed i Piani di Localizzazione come suggerisce lo stesso termine, servono ad indicare con una dettagliata pianificazione, strada per strada, piazza per piazza, zona per zona:
- dove devono essere collocati, uno per uno, gli impianti pubblicitari;
- quanti impianti in quel luogo (piazza, via ecc.) saranno collocati;
- come saranno fatti, ovvero quale grandezza, formato, tipo, aspetto, ecc., avranno.
Solo nel momento nel quale ci saranno anche i Piani di Localizzazione, allora l’Assessore potrà affermare che esistono regole certe, valide ed applicate; approvare il PRIP è solo il primo passo del percorso non la conclusione, altrimenti il rischio è che le regole restino valide solo sulla carta ma non siano cogenti.
Ma l’Assessore sa benissimo che per redigere ed approvare i dettagliati Piani di Localizzazione per tutto il territorio del Comune di Roma, ci vorranno almeno altri due anni.
E nel frattempo? Lasciamo il settore nella completa anarchia e nel disastro attuale? In un contesto nel quale gli operatori più scorretti la fanno da padrone? Con l’immagine della città compromessa e ferita? Con i gravi rischi per la sicurezza stradale???
In realtà dalle stesse dichiarazioni dell’On.le Bordoni emerge chiaramente la volontà dell’assessorato di far approvare il PRIP e poi lavarsene le mani, lasciando –nel concreto- tutto come è ora: uno status quo drammatico, anzi peggiorato da un PRIP che resterà inapplicato.
2 - Il PRIP ancora in corso di adozione, prevede che la superficie complessiva degli impianti pubblicitari passi dai 220.000 mq attuali e censiti ufficialmente (escluso da questa cifra l’abusivismo che sappiamo essere rilevantissimo), ai 160.000 mq previsti dal Piano.
Ora, a parte il fatto che il Comitato insisterà affinché sia ulteriormente e sensibilmente diminuita la superficie massima indicata, la domanda è: chi, come e quando rimuoverà i 60.000 mq in esubero? Con quali risorse, tempi, modalità operative?
Questo è uno dei nodi fondamentali irrisolti dall’amministrazione comunale, e che pare non voglia nemmeno affrontare visto che l’Assessore non ne ha mai neppure accennato.
3 - La procedura di autodenuncia e pagamento del famigerato CIP (delibera 37/2009, proposta e voluta dall’Assessore), in carenza di una adeguata rete e di procedure di controllo degli uffici comunali, ha di fatto consentito a molte imprese di attuare comportamenti illegittimi e scorretti:
- collocando i loro impianti in luoghi e situazioni diverse da come avevano loro stesse dichiarato agli uffici comunali, e quindi in spregio a norme di tutela ambientale, monumentale, al C.d.S., ecc.;
- barando sull’effettiva estensione delle esposizioni, formato degli impianti, tipologia, e così ad esempio, impianti dichiarati dall’impresa di 2 mq sono risultati essere in realtà di 12 mq.
Gli uffici comunali -per scarsità di risorse umane e finanziarie nonché per inadeguatezza strutturale ed organizzativa- non erano e non sono in grado di attuare controlli e verifiche sistematiche sulla bontà e correttezza delle autodenunce delle imprese, ma effettuano solo controlli a campione; i fenomeni di abusivismo sono così aumentati in maniera esponenziale perché garantiti da una sostanziale impunità e dalla mancanza di adeguato deterrente all’illegalità.
Infatti, il Comitato ha constatato che dalla segnalazione –quando avviene- di un impianto abusivo o irregolare alla sua materiale rimozione trascorrono in media 6/8 mesi con punte di un anno e più; e neppure gli oscuramenti degli impianti –previsti dal regolamento e che avrebbero tempi più rapidi- vengono effettuati.
Nel frattempo l’impresa proprietaria dell’impianto continua ad utilizzarlo ed a lucrare sulla pubblicità esposta: la modesta entità delle sanzioni ed i tempi lunghissimi delle rimozioni e/o oscuramenti incidono in maniera del tutto marginale sulla resa degli operatori scorretti, per i quali i limitati rischi delle sanzioni ben valgono lo sfruttamento e i ricavi degli impianti abusi o irregolari.
4 - Ora, gli elevati numeri delle rimozioni che l’Assessore vanta (3700 più altre 1700 a breve), in realtà sono la prova conclamata dell’esplosione dell’abusivismo e della illegalità causati proprio dalle scelte e dai provvedimenti dell’amministrazione che abbiamo innanzi sottolineato.
In una situazione nella quale i controlli sono attuati dall’amministrazione e la cornice di regole è valida, l’Assessore non sarebbe stato costretto ad effettuare –sostiene l’On.le Bordoni- 5.000 rimozioni!
In sostanza quello che l’On.le Bordoni vanta come risultato della lotta all’abusivismo è solo l’inadeguato tentativo di porre rimedio al male da lui stesso causato!
Ma non basta: una rimozione costa in media al Comune 300 Euro; quindi 5000 rimozioni costano al Comune cioè a tutti i cittadini romani, circa 1,5 milioni di Euro: per rimediare agli errori dell’Assessore la comunità cittadina ha già speso questa cifra!
Interesseremo e solleciteremo sicuramente l’intervento della Corte dei Conti, su questo come su altri temi.
5 - Gli interventi dei rappresentati delle grandi aziende del settore ha confermato quello che il nostro Comitato sostiene fin dall’inizio e che solo l’Assessore sembra non vedere o comprendere.
Gli operatori scorretti hanno potuto, approfittando della mancanza di controlli e gestione del Comune e della deregulation normativa, competere in maniera distorta sul mercato, applicando prezzi inferiori ed innescando una corsa al ribasso dei prezzi nei confronti degli inserzionisti, alla quale si sono dovute adeguare tutte le altre imprese: il valore delle affissioni pubblicitarie è crollato, gli utili e gli investimenti delle aziende pure, ed il settore è al collasso. E` questa, assieme alla crescita abnorme dell’abusivismo e alla sostanziale garanzia di impunità, la causa della moltiplicazione delle ditte autorizzate dall’amm.ne comunale: oltre 400; non si tratta, infatti di grandi imprese capaci di investimenti e di creare posti di lavoro, ma di ditte che approfittano dell’anarchia nella quale è precipitato il settore per agire in maniera spregiudicata e scorretta, frammentando ancora di più il mercato e svalutandolo.
In verità le scelte dell’amministrazione comunale, delle quali è direttamente responsabile l’Assessore, anziché puntare al rilancio economico del settore ed alla tutela dell’interesse pubblico alla tutela del patrimonio cittadino, sono state dirette alla difesa degli interessi di categoria, anzi solamente agli interessi economici di un preciso e facilmente individuabile gruppo di operatori del settore.
Ed è questo uno dei motivi principali per i quali richiediamo la rimozione dell’Assessore: il mandato affidatogli dal Sindaco è stato svolto in maniera inadeguata ed in contrasto con gli interessi della città.
6- L’Assessore ha descritto i suoi uffici come case di vetro aperte alla partecipazione di tutti i cittadini ed ha affermato non c’è mai stata la volontà politica di affossare la delibera di iniziativa popolare.
Viene clamorosamente smentito dai fatti.
Fin dall’inizio della sua attività il Comitato ha suggerito all’amministrazione comunale diverse soluzioni per arginare il degrado emergente nel tempo necessario all’approvazione del PRIP, ovvero un regime transitorio che contenga diverse disposizioni efficaci e cogenti.
Alcune di queste istanze sono contenute nella delibera di iniziativa popolare che però invece di recepire immediatamente -cogliendo l’opportunità di ottenere un risultato prestigioso per la Sua carriera politica ed intestarselo, ovvero di poter affermare: “ho recepito le istanze dei cittadini ed ho risolto il problema”- la Sua amministrazione, On.Bordoni, ha tenuto a bagnomaria per un anno e c’è voluta una formale diffida con la minaccia di azioni legali per ottenerne la calendarizzazione.
Ed ora, dopo che dal 20 ottobre u.s. la discussione della delibera viene ogni volta rinviata, ci viene anticipata, in maniera arrogante e sprezzante, la volontà del capogruppo PDL, On.le Gramazio, di procrastinarne la discussione sine die.
Un palese “boicottaggio” una presa in giro per i 10.000 romani firmatari della delibera, alla faccia della disponibilità verso i cittadini!!!
Bordoni = Pinocchio
RispondiEliminaQuesto pseudo-assessore ormai non ha più alcuna credibilità. Fargli delle domande è semplicemente inutile: qualsiasi cosa risponda sono solo balle.
Ormai lo sanno anche i sassi di questa città.
La domanda vera è: quanti altri schiaffi dovrà prendere Alemanno prima di capire che è giunto il momento di separare i suoi destini da quelli del biondino?
CREDO CHE L'UNICA COSA SERIAMENTE FATTIBILE ORMAI SIA CHE IL COMITATO SCRIVA AL PREFETTO DR. PECORARO PER CHIEDERE IL SUO INTERVENTO AI FINI DEL RIPRISTINO DELLA SICUREZZA STRADALE A ROMA (E DEL DECORO DELLA CITTA') METTENDO IN OPERA UN EFFICACIE PIANO DI RIMOZIONE DI CARTELLONI POSTI IN VIOLAZIONE DEL CODICE DELLA STRADA E DELLE NORME SULLA TUTELA DEL PAESAGGIO. PIANO- OVVIAMENTE ASSISTITO DA ADEGUATE TUTELE IN SEDE PENALE NEL CASO DI REITERATE VIOLAZIONI UNA VOLTA RIMOSSI I CARTELLONI. INSOMMA NON C'E' ALTRA STRADA CHE COMMISSARIARE (pure) IL SETTORE DELLA CARTELLONISTICA AFFIDANDOLO AL PREFETTO DI ROMA. NON VI E' ALTRA SOLUZIONE IN TEMPI RELATIVAMENTEB BREVI. OGNI GIORNO CHE PASSA ROMA VIENE MASSACRATA DA ULTERIORI INNUMEREVOLI ISTALLAZIONI, come segnalato da ogni angolo della Città.
RispondiEliminaMc Daemon
Ben detto Mc. Qui ci vuole un Commissario. Non c'è altra soluzione.
RispondiEliminaE' incredibile come l'assessore abbia potuto violare il divieto assoluto imposto da Alemanno a parlare con Repubblica.
RispondiEliminaDue possibili opzioni:
a. Bordoni se ne può fregare di quello che dice il Sindaco in quanto è uno dei pilastri (il maggiore?) dell'attuale amministrazione (in tal caso Alemanno "il duro" non ci fa una gran figura);
b. la situazione è talmente incasinata che Alemanno ha chiesto a Bordoni di mettere una pezza ai casini che sta combinando consentendogli di violare il blocco con Repubblica (ammettendo così implicitamente che su questo tema continuano ad annaspare).
Nell'ipotesi a. si spiega il perché Alemanno non abbia ancora defenestrato Bordoni (il capo non può essere licenziato da un suo riporto).
Nell'ipotesi b. davvero non si capisce cosa aspetti Alemanno a dare il benservito a Bordoni.
Forse se a Telecom si aggiungono un altro paio di grosse società che boicottano gli impianti della capitale riuscirà il nostro Sindaco ad arrivarci?
Tenderei a concordare anch'io con Mc Daemon sull'opportunità di un commissariare la materia cartelloni, facendola finita con il teatrino messo in scena dal duo Alemanno-Bordoni.
Peccato che tutti gli altri casi di commissariamento abbiano dati risultati pessimi (basta guardare al commissariamento sul traffico).
Vero, il commissariamento sul trafico ha dato cattiva prova ma solo perchè il commissario era lo stesso sindaco. Per i cartelloni, invece, dovremo invocare un commissario vero, un tecnico, un Mario Monti dell'affissione esterna. Che arrivi per mettere ordine senza guardare in faccia a nessuno. Presto, all'8° Dipartimento, si renderanno conto di quanto siano lì pro-tempore. E che presto dovranno fare le valigie.
RispondiEliminaAncora che parla questo indegno individuo che dovrebbe soltanto DIMETTERSI. Uno schifo raggiunto a Roma che non si vede in nessuna altra capitale europea. SCHIFO TOTALE, A CASA!
RispondiEliminaLui con Repubblica ci parla, ormai il sindaco è lui e decide lui.
RispondiEliminache sciocchezza è questa Ale77. Il sindaco è alemanno e la massima responsabilità è sua. Con Veltroni il responsabile dello scempio dei centri commerciali era il sindaco (a prescindere da firme di assessori) e ora perchè alemanno dovrebbe essere innocente ?
RispondiEliminaCosa racconti ?
Se capisco bene Ale77 non sta sollevando il Sindaco dalle sue responsabilità. Probabilmente intende che egli non conta nulla e che in realtà è Bordoni che comanda.
RispondiEliminaSe questo è il senso, mi sento di concordare con Ale77.
dire che comanda Bordoni vuol dire sollevare Alemanno. In realtà Alemanno è presente eccome. avete letto oggi su repubblica ?
RispondiEliminahttp://roma.repubblica.it/cronaca/2011/11/14/news/prima_le_case_da_vendere_e_poi_strade_e_scuole-24966191/
la colpa è di un altro asssessore ?
Non vorrei che qualcuno voglia salvaguardare Alemanno e che magari lo voterà pure.