lunedì 14 novembre 2011

V'è stato un periodo in cui la magistratura ...

Leggete qui la cronaca di quello che succedeva nel lontano 2004 sul tema cartelloni a Roma.

Come abbiamo scritto spesso, il problema attuale viene da lontano, anche se indubbiamente senza la delibera n.37/2009, predisposta dall'attuale maggioranza, non si sarebbe verificata l'invasione a cui continuiamo ad assistere.

Considerando però l'attuale assordante silenzio di chi dovrebbe vigilare sul rispetto delle leggi, stupisce leggere che c'è stato un tempo in cui dei magistrati indagavano e prendevano provvedimenti contro gli abusi nel settore degli impianti pubblicitari.

Continuiamo ad aspettare il famoso "giudice a Berlino".

12 commenti:

  1. adesso ho capito perché GRAMAZIO vuole la delibera sull'urbanistica prima di quella sui cartelloni: la lobby dei cartelloni sta bene così per il momento, quella dei palazzinari aveva un paio di crediti in sospeso:
    http://roma.repubblica.it/?ref=HRHL-1

    http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/11_novembre_8/parchi-coppiette-marangon-1902091868723.shtml

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  2. non si potrebbe richiedere al Comune che l'impiantistica pubblicitaria passi sotto le competenze dell'Assessorato all'Ambionete di Marco Visocnti?

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  3. questa città sarà ancora per un anno e mezzo sotto l'attacco delle lobbies amiche di questo governo che sta per essere spazzato via dal paese, tremo nel pensare a quello che saranno capaci di fare fino a quel giorno. la procura di Roma non mi convince, non è possibile che dopo le continue notizie di reato ancora sia latitante, non mi fido

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  4. vuoi vedere che ora che lo schieramento politico del sindaco sta andando in disgrazia a livello nazionale verrà fuori qualcuno dalle parti della procura che si interesserà ai cartelloni?

    passass'a maronna ...

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  5. fa venire molta nostalgia dei tempi passati leggere questo articolo, quando in Comune c'erano sindaco e assessori che (con tutti i loro difetti) tentavano di fermare questi criminali e non di coprirli e appoggiarli in ogni modo!

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  6. Ma chi l'avrebbe mai detto che finivamo a rimpiangerci er nutella e la sua combriccola?!?

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  7. andatevi a leggere il nuovo post di cartellopoli, c'è tutto quello che noi sappiamo senza essere dentro le stanze del assessorato e del dipartimento:
    banca dati nascosta ai citadini per non mostrare il numero effettivo di impianti a Roma;
    PRIP: non esiste in alcuna parte del mondo, è una puttanata tutta italica, che serve solo a impedire soluzioni alla questione (il comitato su questo non è d'accordo, ma io sono sicuro che anche senza PRIP le norme ci sono, non siamo nel vuoto normativo, bastano quelle che esistono, e basta che ogni installazione sia asseverata da un'istruttoria di merito da parte del dipartimento).
    Io farei un comunicato stampa da mandare a corriere e repubblica.

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  8. Il Comitato non puo` basare la sua azione sulle dichiarazioni di un anonimo frequentatore di un blog che "si suppone" essere un impiegato comunale.....
    cerchiamo di essere seri, per favore.

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  9. chiedere che la banca dati sia di pubblico dominio mi sembra una cosa molto seria, un'operazione di trasparenza e verità, chiedere di attuare norme già esistenti in attesa di un PRIP che cristalizzerà la situazione alla data della sua adozione, mi sembra molto serio, senza andare a scomodare alcun presunto impiegato comunale.

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  10. Chiedere la pubblicazione della banca dati il Comitato l'ha fatto molti mesi fa, al tempo della (pseudo-) collaborazione con l'amministrazione, che rispose che la cosa non era possibile.
    Chiedere a tutti i livelli istituzionali che le norme esistenti siano fatte rispettare è pane quotidiano per molti cittadini ed associazioni, Comitato incluso.
    Dov'è la novità?

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  11. La novità sta nel risposte di BORDONI, per poterlo sputtanare ufficialmente occorre avere accesso agli atti, se no le controdeduzioi dei comitati rimangano in un'alea di infondatezza formale.

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  12. non mi sembra proprio che ci sia "infondatezza formale"; il Comitato e` talmente concreto da richiedere al Sindaco di sollevare l'assessore dal suo incarico in base a concrete e misurabili considerazioni ed argomentazioni di fatto.

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