Riceviamo e pubblichiamo l'articolo dell'Arch. Bosi uscito sul nuovo sito di VAS (Verdi Ambiente e Società)
Il 10 dicembre 2013 sul nuovo blog “Esterniamo” è stato pubblicato un articolo dal seguente titolo: “10 domande” sullo stato attuale e futuro della pubblicità esterna a Roma.
È stato presentato nel modo seguente: “Riceviamo e ripubblichiamo una nota inviataci da un associato AIPE che, confuso dai pareri emersi sullo stato attuale delle concessioni e delle autorizzazioni, su rimozioni, impianti senza scheda e PRIP, vuole rivolgere all’amministrazione capitolina, alle associazioni dei cittadini e di categoria, alcune domande, nella speranza di ricevere una risposta ad alcune questioni. Una volta per tutte.”
Per i suddetti motivi le 10 domande poste da questa non meglio precisata ditta pubblicitaria rappresentata dall’A.I.P.E. (“SCI”? “APA”?), sono state trasmesse via Twitter anche a
@cartellopoli @bastacartelloni e@CircoloVASRoma, ritenute evidentemente come “
associazioni dei cittadini”.
La strumentalità di questo articolo è tradita dal fatto che il responsabile della suddetta non precisata ditta pubblicitaria rivolge le stesse 10 domande anche all’A.I.P.E., che è per di più la sua associazione di categoria e che benché sia collaboratrice del blog “Esterniamo” non ha a tutt’oggi dato risposta a nessuna delle 10 domande.
Anche se le domande appaiono chiaramente provocatorie, rispondo in questa sede a nome e per conto di VAS ad ognuna delle 10 domande nell’ordine in cui sono state poste.
1° domanda – Si sa quali impianti derivano dalla procedura di riordino? – (Risposta di VAS) Da un elenco non ufficiale che mi è stato fatto avere ultimamente e che riguarda le domande di riordino che sono state presentate entro la data del 9 maggio 1997, fissata come termine ultimo per presentarle, risultano i seguenti risultati:
- n. 18.835 domande hanno riguardato il Modello “R” (rinnovo delle concessioni e delle autorizzazioni degli impianti pubblicitari di proprietà privata);
- n. 3.235 domande hanno riguardato il Modello “R/SPQR” (rinnovo delle concessioni degli impianti pubblicitari di proprietà comunale);
- n. 1.796 domande hanno riguardato il Modello “ES” (riconferma degli impianti pubblicitari posti in opera, per i quali è stata depositata e registrata in atti la corrispondente domanda di autorizzazione o di trasferimento entro e non oltre il 31 dicembre 1994).
Gli impianti derivanti quindi dalla procedura del riordino sarebbero in tutto 23.866.
Per sapere singolarmente ed in modo puntuale quali siano esattamente questi impianti bisogna andare a vedere la Nuova Banca Dati del Comune, di cui deve ancora avvenite la pubblicazione benché prescritta dal 5 aprile 2013 dalla delibera n. 116 della Giunta Capitolina ora parzialmente revocata: la scheda relativa ad ogni impianto riporta quanto meno il tipo di scheda (“R” o “SPQR” o “ES”) a cui appartiene.
2° domanda – Si sa quali sono in regola con i pagamenti? – (Risposta di VAS) Ad una domanda del genere può rispondere soltanto il Dott. Francesco Paciello quale attuale Responsabile della Unità Organizzativa regolazione, monitoraggio e controllo delle affissioni e pubblicità, che ha già emanato diverse Determinazioni Dirigenziali di annullamento di ditte pubblicitarie morose ed insolventi.
3° domanda – Si sa quali sono le ditte con morosità di vecchi canoni di concessione, di imposta di pubblicità sino al 31/12/2006 e del CIMP dal 01/01/2007, superiore a due trimestri? – (Risposta di VAS) Premesso che con sentenza n. 141 depositata l’8 maggio 2009 la Corte Costituzionale ha sancito che il Canone per l’Installazione dei Mezzi Pubblicitari (CIMP) ha natura tributaria, in riferimento al 2° comma dell’art. 102 della stessa Costituzione concernente la norma secondo cui “appartengono alla giurisdizione tributaria…le controversie attinenti l’imposta o il canone comunale sulla pubblicità” (articolo 2 del Dlgs 546/1992), si ribadisce che si tratta di una domanda che andrebbe rivolta esclusivamente al dott. Francesco Paciello.
4° domanda – Si è a conoscenza di quali sono, perciò, gli impianti da rimuovere? – (Risposta di VAS) La domanda è mal posta, dal momento che gli “impianti da rimuovere” non sono solo quelli delle ditte annullate per morosità o per altro motivi (come ad esempio “Gestione Impianti Pubblicitari” e “Studio Zeta Pubblicità” o “Media 2000″ oppure ancora “Vame Pubblicità”), ma anche e soprattutto tutti gli impianti accertati comunque come “abusivi”, a partire da quelli non registrati in Banca Dati, per proseguire con i cosiddetti “senza scheda” e per finire anche con gli impianti del riordino installati in violazione delle norme vigenti in materia (dettate dal Codice della Strada, dal Regolamento Comunale ed a tutela sia dei “beni culturali” che dei “beni paesaggistici”).
5° domanda - Per quanto riguarda, invece, gli impianti fuori banca dati, che sono cartelli che non fanno parte della procedura di riordino e che non sono inseriti nella banca dati e nonostante questo operano, si chiede espressamente alle associazioni:
Non sarebbe il caso di chiedere l’elenco di quelli accertati dalla On.le Vigilanza Urbana chiedendone la rimozione? – (Risposta di VAS) A nome e per conto di VAS il sottoscritto ha segnalato fin dall’anno 2000 tutti gli impianti pubblicitari (ed in particolari quelli di dimensioni 6 x 3) installati dentro il parco di Veio sia del riordino (all’epoca con targhetta che riportava gli estremi del protocollo con cui era stata registrata la domanda di riordino) che totalmente abusivi (cioè senza alcuna targhetta).
Dopo l’istituzione della Nuova Banca Dati e l’attivazione a maggio del 2010 da parte dell’allora Assessore Davide Bordoni dell’indirizzo di posta elettronica segalazioniaffissioni@comune.roma.it sempre a nome e per conto dell’associazione VAS ho trasmesso fino ad oggi 441 segnalazioni che hanno riguardato anche gli impianti pubblicitari abusivi non registrati in Banca Dati: laddove i Gruppi di Polizia Locale di Roma Capitale competenti per territorio (chiamati “Vigilanza Urbana”) hanno ritenuto di dare seguito alle mie segnalazioni nel rispetto della legge n. 241/1990 e mi hanno comunicato di avere redatto e trasmesso per il seguito di competenza al Gruppo Sicurezza Sociale Urbana (G.S.S.U.) il Verbale di Accertata Violazione (V.A.V.), ho dovuto verificare che diversi di questi impianti accertati come “abusivi” e non registrati in Banca Dati non sono stati a tutt’oggi ancora rimossi.
Con Nota VAS prot. n. 26 del 9 dicembre 2013 ho chiesto al Sindaco Marino ed all’Assessore Leonori l’immediata rimozione previo oscuramento della pubblicità irregolare di ben 104 impianti sanzionati ma non ancora rimossi.
Condivido ad ogni modo l’idea di richiedere l’elenco di tutti gli impianti sanzionati in generale, chiedendone quanto meno l’immediato oscuramento della pubblicità irregolare per il tempo materiale necessario alla loro rimozione forzata d’ufficio.
6° domanda – Per ciò che concerne le rimozioni, che il Piano di Riordino prevede siano a carico dei concessionari riordinati nonché in regola con i pagamenti, chiedo:
Non è forse utile fare richiesta al Comune degli elenchi dei mezzi pubblicitari per avviare a costo zero per l’amministrazione le rimozioni senza ulteriori rinvii. – (Risposta di VAS) Non mi risulta che il “Piano di Riordino” così come disciplinato dai 16 articoli approvati con la deliberazione della Giunta Comunale n. 1689 del 9 maggio 1997 preveda che le rimozioni quanto meno degli impianti altrui siano a carico dei concessionari: la lettera d) del 1° comma dell’art. 9 prevede piuttosto che “il titolare della domanda di riordino deve aver rimosso tutti gli impianti pubblicitari non suscettibili di regolarizzazione”.
Allo stesso riguardo l’art. 32 del vigente Regolamento Comunale stabilisce che “il Comune, al fine di esercitare una costante attività di prevenzione dell’abusivismo: promuove il coinvolgimento dei soggetti titolari di autorizzazione nell’azione di contrasto dell’abusivismo e dei soggetti pubblicizzati mediante apposite comunicazioni e diffide”.
Se ad ogni modo fosse vero che il Piano di Riordino prevede le rimozioni forzate degli impianti abusivi altrui a carico dei concessionari riordinati, la domanda che si pone l’associato dell’A.I.P.E. (senza ragionare sulle conseguenze) diventerebbe una autoaccusa e comunque un vero e proprio “mea culpa” perché attesterebbe che le ditte concessionarie riordinate non hanno ottemperato ad un preciso obbligo che avevano e che anche per causa del quale la situazione è precipitata facendo diventare Roma una cartellopoli.
7° domanda – Altro tema cruciale: il PRIP. Entro il prossimo 17 dicembre si potranno presentare delle osservazioni. E, anche qui, sorgono delle domande:
Le regole che verranno approvate varranno per tutti i mezzi pubblicitari? Quindi sia per quelli posti su area comunale ed anche su area privata, del demanio delle Ferrovie dello Stato RFI, ATAC, Metropolitana, Cotral, e quindi sia quelli paganti un canone in numerario o attraverso la fornitura di altri servizi o con un mix dei due, come già proposto dalla scrivente? - (Risposta di VAS) Premesso che la non meglio precisata “scrivente” dovrebbe chiarire come, quando e che tipo di “proposta” abbia presentato a chi, l’anonimo associato dell’A.I.P.E. in qualità di “addetto ai lavori” dovrebbe sapere che ai sensi della lettera c) del 2° comma del paragrafo 1.2 dello Schema Normativo della proposta di PRIP redatta dalla S.p.A. “Aequa Roma” non dovrebbero essere disciplinate dal PRIP “le modalità di installazione di mezzi pubblicitari all’interno delle stazioni della metropolitana e all’interno delle aree ferroviarie, disciplinati da piani regolatori specifici.
A quest’ultimo riguardo va fatto presente che ai sensi dell’articolo unico della legge n. 132 del 18 marzo 1959 “èriservato allo Stato il diritto di esercitare la pubblicità sui beni demaniali e patrimoniali affidati all’Amministrazione delle ferrovie dello Stato anche quando la pubblicità stessa sia visibile o percettibile da aree o strade comunali, provinciali e statali nonché sui veicoli di proprietà privata circolanti sulle linee”.
In recepimento del suddetto disposto normativo, il 5° comma dell’art. 23 del D.Lgs. n. 285/1992 stabilisce che “icartelli e gli altri mezzi pubblicitari posti lungo le sedi ferroviarie, quando siano visibili dalla strada, sono soggetti alle disposizioni del presente articolo e la loro collocazione viene autorizzata dalle Ferrovie dello Stato, previo nulla osta dell’ente proprietario della strada“.
Per il caso in questione va fatto un distinguo da un lato del rispetto della proprietà non comunale, su cui però dall’altro lato il Comune dovrebbe mantenere il diritto della pianificazione.
La proposta di PRIP così come redatta pianifica sia il suolo pubblico che il suolo privato visibile dall’esterno, ed esclude quindi tutte le aree interne non visibili delle stazioni metropolitane e delle ferrovie (nonché i grandi centri commerciali), di cui quindi pianifica gli spazi esterni visibili al pubblico, mentre per quanto riguarda le pensiline di ATAC e COTRAL la loro gestione (così come quella della pubblicità dentro le stazioni della Metro) è stata finora decisa mediante appositi bandi di gara.
La scelta di estendere o meno la pianificazione anche a pensiline di ATAC e COTRAL è “politica” e dipende dalla Amministrazione Comunale, cui spetta di decidere anche se servirsi della pubblicità per finanziare servizi di pubblica utilità come da es. il Bike Sharing o gli elementi di arredo urbano.
8° domanda – Dopo l’adozione del PRIP e dei piani particolareggiati, le aziende regolari e rispettose delle norme potranno continuare a lavorare, posizionando gli impianti che dovranno essere nuovi e costruiti con i modelli stabiliti dal Comune da collocarsi nei siti che il PRIP assegnerà? – (Risposta di VAS) Il PRIP va approvato quanto meno con delle Norme Transitorie che dovranno stabilire un “regime di salvaguardia” almeno fino alla approvazione dei Piani di Localizzazione e che quindi dovranno esigere il rispetto della zonizzazione individuata ed in particolare delle zone “A” con divieto assoluto di affissione di impianti pubblicitari che invece vi risultano già installati in violazione di norme da tempo cogenti, come in particolare i divieti dettati sia dal Regolamento Comunale che dal Piano Territoriale Paesistico Regionale (P.T.P.R.), per cui andranno comunque rimossi, ivi compresi quelli del riordino, con eventuale diritto però per tutti quelli riconosciuti con un “diritto acquisito” antecedente ad una ricollocazione in altro luogo compatibile con la zonizzazione del PRIP.
Le Norme Transitorie del PRIP dovranno anche stabilire i criteri di redazione dei Piani di Localizzazione a cui spetterà di applicare gli indici di affollamento e le distanze minime prescritte dal Regolamento di Attuazione del Codice della Strada, individuando le posizioni esatte e le dimensioni di ogni futuro impianto, per poi assegnare la gestione di tutti questi nuovi futuri impianti (comunque decennale) tramite appositi bandi, a cui potranno partecipare “le aziende regolari e rispettose delle norme” assicurandosi di continuare a lavorare.
Questo è quanto dispone il vigente Regolamento comunale, che l’Assessore Leonori intende rispettare e far rispettare, ma che pone il problema della sopravvivenza o meno delle ditte operanti solo a Roma che non dovessero vincere alcun bando e che non potrebbero aspettare 10 anni per sperare di vincere uno dei nuovi bandi di gara per la gestione del secondo decennio.
La questione è aperta a varie soluzioni, da quella di fare in modo che una singola ditta pubblicitaria o associazione Temporanea di Impresa (A.T.I.) non possa vincere più di una gara, a quella di diversificare l’assegnazione degli impianti da gestire mettendone a gara solo una parte e consentendo all’altra parte un proseguimento della durata della concessione che non potrà comunque andare oltre un ulteriore rinnovo fino al 31 dicembre del 2019 di quelle già rinnovate fino al 31 dicembre 2014 (ma in numero di appena 3.189 su suolo pubblico e di 60 su suolo privato).
9° domanda – Verrà chiesta l’adozione di gare per i numerosi impianti disponibili del Comune (già da oggi) molti dei quali abbandonati e comunque i più belli della città? Anche per gli ulteriori 40/60.000 mq disponibili (una superficie notevolissima da mettere in gara)? – (Risposta di VAS) L’art. 7 del vigente Regolamento parla di 4 lotti territoriali per ognuno dei quali rilascia previa gara pubblica le “autorizzazioni” che se intese in senso lato dovrebbero riguardare anche le locazioni degli impianti “SPQR” di proprietà comunale, che però – se intese come riferite soltanto agli impianti privati su proprietà pubblica – potrebbe decidere di assegnare con proseguimento della durata della locazione che non potrà comunque andare oltre un ulteriore rinnovo fino al 31 dicembre del 2019 di quelle già rinnovate fino al 31 dicembre 2014 (ma in numero di appena 453).
10° domanda - Che le norme attuali, vengano tutte revocate, e altrettanto gli accordi sottoscritti con i concessionari, impedendo a chi ha aderito al piano di
riordino di ottenere la sua giusta aspettativa, quindi annullando tutte le concessioni per affidare il monopolio della città a pochi operatori (10? 6?
1?), che di fatto diventeranno i dominus della comunicazione cittadina controvertendo 80 anni di storia cittadina e nazionale? - (Risposta di VAS) Va messo in risalto anzitutto che le norme attuali non saranno affatto revocate dal momento che prevedono di già le due seguenti condizioni ineludibili, a meno di voler essere un “fuorilegge”:
1) che “le autorizzazioni all’esposizione di pubblicità con mezzi privati e le locazioni di impianti e altri beni comunali utilizzati per il medesimo fine hanno durata pari a cinque anni rinnovabili per una sola volta per altri cinque anni; in ogni caso, non vi è obbligo, da parte del Comune, di disdetta o altra formalità alla scadenza del secondo quinquennio” (art. 10) che per gli impianti del riordino è il 31 dicembre del 2014, prorogabile ai sensi del comma 9 del successivo art. 34 solo per ulteriori 5 ani e soltanto all’esito del riordino ma esclusivamente per gli impianti rinnovati sopra detti (3.189 su suolo pubblico, 60 su suolo privato e 453 SPQR);
2) che “il Comune procede al rilascio delle autorizzazioni previa gara pubblica per ognuno dei quattro lotti territoriali”.
Ne deriva che quand’anche il Comune decidesse di non ricorrere a bandi di gara, per l’assegnazione ad esempio dei propri impianti SPQR, non potrebbe lasciare i 453 impianti con locazione rinnovata in gestione alle stesse ditte di oggi al massimo oltre il 31 dicembre 2019.
In ancor maggiore evidenza va messo in secondo luogo che diventerebbe un vero monopolio il pretendere che chi ha aderito al piano di riordino si arroghi il diritto di rimanere a vita sul territorio con i propri impianti, violando peraltro il diritto della libera concorrenza.
Quanto al pretestuoso presunto monopolio di poche ditte o A.T.I. che tramite le gare si verrebbe a determinare, va fatto presente che per evitare che la città sia affidata ad una sola azienda o a 6 aziende o anche a 10 basta stabilire da un lato un numero di bandi superiori quanto meno ad 1 ed a 6 lotti territoriali e porre dall’altro lato la condizione che una stessa azienda non può aggiudicarsi più di un lotto.
Quand’anche, pur così facendo, dopo aver espletato i bandi di gara ci fossero una o più ditte che non siano riuscite ad aggiudicarsi nemmeno una gara, rimarrà comunque per esse il mercato libero dei molti impianti pubblicitari installabili su suolo privato che non possono essere messi a gara.
Le questioni tirate in ballo sono state tante ed hanno meritato le risposte chiare auspicate nell’articolo pubblicato sul blog “Esterniamo”.
Voglio augurarmi di aver “aiutato” l’anonimo associato dell’A.I.P.E. a fare chiarezza sui temi da lui sollevati.
Dott. Arch. Rodolfo Bosi