Manifestare è un diritto costituzionale. Tutti gli individui e gruppi sociali hanno il diritto di portare avanti le proprie istanze e difendere i propri legittimi interessi. Non siamo quindi a sindacare la possibilità che oggi, mercoledì, e per i prossimi due giorni, lo facciano gli ambulanti romani. Ma tutto sta nelle cose che si chiedono. Esempio: i disoccupati, chiedono di essere riassunti. O che almeno si facciano politiche serie di protezione sociale e di reinserimento in percorsi formativi. Gli imprenditori che si riduca il cuneo fiscale sulle imprese e che s'incentivi ad assumere.
Gli ambulanti romani, cosa chiedono?
E soprattutto, come lo chiedono, con quali toni, quali argomenti, quali richieste?
Noi,
da cittadini senza interessi nel settore, che vivono quotidianamente lo scempio delle nostre vie, piazze, marciapiedi occupati militarmente da un commercio su area pubblica ipertrofico, legalizzato, con tutte le autorizzazioni del caso, eppure invasivo, degradante, poco rispettoso delle norme, ci saremmo aspettati che finalmente, gli operatori ambulanti, i sindacati, le associazioni di categoria, prendessero la palla al balzo di un amministrazione che sui temi del commercio mostra segni di visione complessiva, a differenza delle precedenti che hanno portato avanti solo gli interessi particolari, per chiedere una riforma del comparto che valorizzi le eccellenze e le potenzialità dell'ambulantato regolare.
Ed invece, purtroppo, ci ritroviamo a leggere e commentare discorsi, comunicati, interviste e piattaforme sindacali che - tranne qualche punto condivisibile - non esitiamo a definire insultanti e offensive per la città.
Cominciamo con l'intervista uscita giorni fa del promotore della manifestazione, Vittorio Baglioni, segretario della Fivag Cisl, che sui quotidiani e
siti online esprimeva il "grido di dolore" della categoria.
«Il motivo principale per cui scendiamo in piazza è che questo settore è in completo abbandono da almeno due anni, e invece di fare un’opera di disciplina e regolamentazione si devono solamente rincorrere provvedimenti di allontanamento. Da anni vi sono provvedimenti non concertati con i rappresentanti sindacali. Noi vogliamo solamente essere ascoltati»
Già la prima affermazione ci trova in disaccordo. Il settore degli ambulanti a Roma non è affatto in abbandono. Viene gestito, non da due anni, da trenta-quaranta (forse pure cinquanta) con logiche da consociativismo e clientelismo sfrenato, che hanno permesso al settore di proliferare in maniera disordinata ed eccessiva. In ossequio al potere di ricatto e di influenza politica, che i "bancarellari" hanno a Roma da mezzo secolo. Un potere che fa dire a chiunque, dal consigliere all'impiegato comunale, venga interpellato sulla questione, che quelli è "meglio non metterseli contro, comandano loro, una volta Tizio che criticava un banchetto sulle strisce, è stato minacciato di morte, a Caio lo hanno picchiato sotto casa" e via discorrendo con amenità varie. Chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale, sa che gli ambulanti romani sono persone che non le mandano a dire, e che i boss delle licenze, vedi quella famiglia che ha il monopolio della ristorazione sui camion bar, hanno un peso politico - e quindi elettorale - paragonabile a quello dei costruttori. O almeno sono trattati dai politici di ogni colore, come se questo potere lo avessero.
Insomma, dicevamo del settore in abbandono "da un paio d'anni". Provvedimenti non concertati con i rappresentanti sindacali. Che, nel caso richiamato, sono gli allontanamenti - neanche rimozione, solo allontanamenti! - dai siti monumentali, che fanno parte di quell'opera di disciplina e regolamentazione che lo stesso Baglioni della Cisl ambulanti, lamenta non ci siano.
Su questa e altre affermazioni, contenute nell'intervista, vi rimandiamo allo "stato" pubblicato sulla nostra pagina Facebook.
Passiamo alla
piattaforma sindacale della manifestazione che avrà luogo da oggi, fino a venerdì, davanti all'assessorato al commercio.
Indirizzata e sottoscritta da tutte le rappresentanze sindacali e pubblicata sul profilo Fb del segretario della Cisl ambulanti, Vittorio Baglioni.
Proviamo a fare una breve analisi per grandi linee del documento programmatico.
La prima frase che balza all'occhio, è la seguente:
"L’amministrazione di Roma Capitale è silente, se non addirittura connivente,
verso una campagna di stampa vessatoria che dipinge questo settore dell’economia
cittadina, come uno dei mali della
città additandolo a responsabile del
degrado, senza fare alcuna e determinante distinzione fra operatori regolari ed
abusivi, indicando tutti semplicemente come “venditori ambulanti”. "
Ecco, di questo non ce n'eravamo accorti, visto che proprio bancarelle e camion bar sono stati "risparmiati" da peggiori tagli e restrizioni, durante l'approvazione del bilancio, grazie a una
manovra bipartisan dei consiglieri di maggioranza e opposizione, capitanata dal presidente della commissione commercio, Orlando Corsetti.
Poi gli ambulanti chiedono il ripristino dell'Osservatorio sulle aree pubbliche, previsto nell'art. 33 del regolamento comunale -
Deliberazione C.C. n. 35/2006, scritto dalla giunta Veltroni - che ci pare una cosa doverosa e sacrosanta.
Al punto 2) della piattaforma criticano l'aumento dei canoni concessori - dicevamo ridimensionato a luglio rispetto alle previsioni, grazie a un'accordo bipartisan che lo ha congelato in attesa della "mappatura delle postazioni, in arrivo per la fine dell'anno - che rappresenta
"un costo non sopportabile per la categoria produttiva da noi rappresentata, che nell’ultimo periodo si e’ ridotta come organico attivo" (anche di questo, non ci eravamo accorti, il numero di postazioni e di operatori, spesso stranieri, che ci gravitano attorno, pare in continua ascesa)
Al punto 3 propongono una serie di modifiche normative e regolamentari: noi sommessamente facciamo notare che lo scoglio principale al rinnovamento e miglioramento del settore sta proprio nell'inalterabilità delle concessioni, sancita dall'art. 3 del regolamento comunale, che prevede il tacito rinnovo delle licenze.
E chiedono, udite udite, la pubblicità nei mercati rionali, cartelloni, insomma. Fattispecie prevista dall'
art. 27 del PRIP e sul quale vigileremo.
Al punto 5 a) chiedono
"l’utilizzo del logo del Comune di Roma su appositi contrassegni o targhe che evidenzino l’appartenenza e la regolarita’ dell’operatore autorizzato rispetto al cosiddetto abusivo. Ed ancora si auspica un modulo di vendita proposto dalle stesse categorie nel rispetto del decoro cittadino ma anche della funzionalita’ operativa dell’esercizio quotidiano. Si propone infine di delimitare fisicamente tutti gli spazi di vendita con apposita segnaletica o marchiatura orizzontale e verticale."
Su questo, ci troviamo pienamente d'accordo! (un pò meno che il banco-tipo sia disegnato dagli operatori, meglio un concorso d'idee patrocinato dal Comune).
b) OTTIMIZZAZIONE SEMESTRALE DEI POSTEGGI A ROTAZIONE
Paragrafo delirante, nel quale si richiede l'individuazione di
"nuove aree di sviluppo per il commercio a Rotazione da parte del Dipartimento, nonostante la citta’ cambi, i problemi aumentino, le soste sono oggetto di trasferimenti coattivi e permangano non operative per moltissimo tempo" sollecitando un intervento in questo senso, dal momento che
"il Dipartimento non si e’curato di fornire risposte alle richieste di ottimizzazione avanzate dalle organizzazioni sindacali del settore. Viceversa si è proceduto a spostamenti urgenti adducendo motivi inesistenti e pretestuosi e contraddittori con le motivazioni fornite dalla stessa Amministrazione quando originariamente"
Praticamente, si chiede il rilascio di nuove autorizzazioni /concessioni per gruppi rotativi, che sono poi la tipologia di bancarelle in continuo, apparente, aumento. Insieme ai "posteggi fuori mercato" rappresentano la modalità di espansione principale del commercio su strada.
Si direbbe, già sono troppi, ne volete ancora di più?
Arriviamo al punto principale, quello che - sfidiamo - sarà l'argomento principale sul quale verrà basata - come lo è sempre stato - la comunicazione della categoria.
6) ABUSIVISMO COMMERCIALE
Sono anni che gli ambulanti romani, nascondendosi dietro un vero e imponente e drammatico problema come quello dei venditori abusivi, un'esercito parallelo di disperati (controllati dalla mafia) che invadono le nostre strade e piazze del centro come della periferia, fanno passare il messaggio che l'unico problema sia, per l'appunto, l'abusivismo.
Così non è, visto che a detta nostra e di un movimento crescente di cittadini, blog e associazioni, il degrado è causato parimenti dall'espansione a macchia d'olio del commercio ambulante regolare, ma invasivo e indecoroso nelle forme e nella qualità.
Ma gli ambulanti romani, e le associazioni che li rappresentano, martellano sempre su questo punto, trovano sponda su una stampa romana generalmente pigra e poco attenta alle dinamiche di questo genere di commercio. Si salvano pochi articoli e riflessioni di ampio respiro, come un
bellissimo reportage pubblicato dal Tempo.
Ritornando al tema sollevato nel documento unitario, ci teniamo a sottolineare che siamo per una lotta senza quartiere all'abusivismo che danneggia loro come operatori e noi come cittadini.
Solo che non condividiamo la rappresentazione distorta e strumentale che se ne fa.
"Riaffermiamo con forza la necessità di una lotta serrata all’abusivismo commerciale, alla contraffazione e alla concorrenza sleale che sottraggono risorse in primo luogo allo Stato e alle imprese regolari. Abusivi di strada, mercatini non professionali dello scambio, degli hobbisti, delle onlus, Farmer’s Market, mercati a Km zero e iniziative estemporanee a presunto contenuto culturale e ludico. [...]
L’abusivismo commerciale ha raggiunto livelli intollerabili e, incontrollato e subito passivamente dall’Amministrazione, oltre ad essere un problema di concorrenza sleale, esposizione di merce contraffatta, di nessuna garanzia per il consumatore e’ diventato un serio problema di ordine pubblico, di civile convivenza, di degrado urbano. Il tutto mentre si puniscono gli operatori autorizzati cercando di espellerli dal Centro Storico per ragioni di decoro."
Mischiare gli abusivi che vendono la merce sui lenzuoli, con i Farmer's market - i mercatini a chilometro zero autorizzati dal Comune - tradisce una malcelata intolleranza verso chiunque metta a repentaglio con metodi concorrenziali, la fetta di commercio dell'ambulantato romano.
Chiudere poi con l'inaccettabile recriminazione verso gli allontanamenti dal centro storico per motivi di decoro, già sapendo che verranno comunque ricollocati e che già occupano mezza Roma coi loro banchetti a rotazione o fuori mercato, restituisce bene l'immagine di lobby arrogante che se la prende con gli abusivi e poi pretende di essere al di sopra della legge.
Allora, cosa dobbiamo pensare?
Che gli ambulanti manifestino da oggi davanti all'assessorato per chiedere il rinnovamento del settore, ridotto nelle condizioni che vedete nelle foto pubblicate (tutti banchi regolarmente autorizzati), o semplicemente per difendere i loro diritti acquisiti, i loro privilegi, le loro rendite di posizione, senza cambiare né l'aspetto né il numero - e diciamolo chiaramente , un numero sproporzionato, esagerato, eccessivo! - delle bancarelle attuali che si vorrebbero invece aumentare?
Se così fosse, se questa 3 giorni di mobilitazione fosse l'occasione mancata per prendersela soltanto con il Comune che fa rispettare le leggi, ricominciando con la vulgata a senso unico dell'abusivismo solo problema del commercio su area pubblica, ebbene, cari ambulanti, cari sindacati e associazioni di categoria, siamo qui a dirvi che una parte crescente della città, dalla società civile all'informazione locale, ha scoperto il vostro gioco, ha capito che state barando e che non la raccontate giusta.
E si opporrà con i propri mezzi all'invasione di bancarelle autorizzate che fa sembrare Roma una città del Terzo Mondo. Mezzi democratici e civili, quelli della denuncia pubblica e della sensibilizzazione. Niente a che vedere con le pressioni "forti" che molti vostri colleghi hanno minacciato e, forse a volte, praticato.
Se invece, sarete i primi ad ammettere che le bancarelle sono troppe, troppo grandi, con merce il più delle volte scadenti e inguardabili sotto il profilo estetico, collocate sovente in posti sbagliati, e che tutto questo va riformato mettendo al primo posto la qualità dell'offerta e dell'occupazione (contratti regolari, ricorso maggiore a forza lavoro locale, non solo comunità straniere) e del servizio (rilascio scontrino fiscale), ma sopratutto il rispetto del decoro e della legalità, non solo in centro storico, saremo lì ad ammettere che avete ragione e saremo i primi ad appoggiarvi.
Riforma del settore - con la periodica riassegnazione delle licenze - o difesa corporativa dei privilegi?
A voi l'onere delle prova. E buona manifestazione!
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I numeri dell'ambulantato nelle dichiarazioni del Comune
Le nostre riflessioni sull'argomento:
Le nostre proposte: