martedì 28 ottobre 2014

Rimandate le dimissioni di D'ausilio. Ma al Pd romano resta sullo stomaco un Sindaco troppo slegato dagli apparati. E Roma rischia di perdere l'ennesima occasione



Marino è un boccone troppo indigesto perfino per le fauci del Pd capitolino. Un partito che negli anni ha inglobato figure dalla dubbia moralità, dalle scarse capacità e legate ad interessi particolari oggi non riesce a mandar giù il chirurgo. Marino è troppo bravo e rischia di offuscare gli altri? Niente affatto, anzi troppe volte non riesce a centrare i problemi. E' incompetente? Neanche quello.
 
E allora perché i vari D'ausilio, Cosentino, Sassoli e compagnia si scagliano così duramente contro la giunta tanto da risultare autolesionisti? Il motivo è solo uno: Marino se ne frega dei compromessi. Non scende a patti con questa o quell'altra lobby ma fa di testa sua. E per il gruppo capitolino del Pd questo è un sacrilegio.
 
L'avevamo scritto su questo blog lo scorso 28 maggio, all'indomani della schiacciante vittoria di Renzi alle Europee. Ci eravamo domandati se quel voto avrebbe stimolato la parte sana e migliore del partito ad accantonare quella malata e conservatrice. Ecco la risposta: il capogruppo D'ausilio che preleva 20mila euro dalle casse Pd per commissionare un sondaggio che sputtani il Sindaco.
 
Il segretario Cosentino che afferma che da quando governa Marino la città è peggiorata. E David Sassoli che twitta: "Ormai solo 2 romani su 10 approvano Marino, arroganza non è sistema di governo".
 
Lo stesso Sassoli che parla di arroganza è colui che ha incartato la città con migliaia di manifesti abusivi.
 
 
 
Lo stesso Cosentino che ha governato la sanità del Lazio per 5 anni, durante il governo Badaloni. Eppure quello del Lazio resta il buco di bilancio più grosso tra tutte le regioni.
 
Lionello Cosentino
 
Ed è lo stesso D'ausilio che attaccò Marino prima delle Europee perché aveva osato nominare i vertici Acea senza trattare e spartire le nomine con il Pd.
 
Francesco D'ausilio
 
Il caso dei cartelloni insegna.  C'è una parte del Pd che prosegue imperterrita a valorizzare solo interessi privati a discapito di quelli pubblici. Tanto per fare un esempio, in questi giorni Cosentino ha indetto una riunione interna al Pd sul piano casa in discussione alla Regione. Ma quando alcune associazioni cittadine hanno chiesto di essere ascoltate ha rifiutato ogni incontro.
 
In questo contesto, le poche scelte sagge che Marino ha preso fin qui disturbano semplicemente perché prese senza i classici accordi sottobanco. Aumentare il costo delle strisce blu, chiudere al traffico privato intere aree del centro evitando di farci transitare perfino le due ruote, licenziare i dipendenti fannulloni del Teatro dell'Opera. Sono provvedimenti impopolari che tutti i sindaci prendono nella prima parte del mandato proprio per dare il tempo alla cittadinanza di assimilarli e capirne l'importanza. Ed è in questa fase che il partito dovrebbe schierarsi al fianco del primo cittadino, appoggiandolo e guardando ai soli interessi della città.
 
Perché Roma ha bisogno più di ogni altra capitale di uno shock di modernità. Governare vuol dire sapersi assumere la responsabilità di scelte difficili che la pancia della gente giudica male oggi ma che saprà apprezzare domani. Altrimenti si resta fuori tempo: per usare la parafrasi di Renzi, è come cercare di mettere un gettone telefonico in un IPhone.

Il processo a D'ausilio ieri si è concluso in un nulla di fatto. Tutto rinviato. Il processo a Marino invece comincia ora. Ma da chi è composta la giuria? E soprattutto quali sono i criteri per giudicare l'operato del Sindaco fin qui? Il sondaggio rivela opinioni interessanti: per il 61% dei romani il decoro è la prima emergenza. Marino ha capito quali sono le risposte da dare a questa emergenza o pensa che sia sufficiente ripulire un giardinetto?  E per il Pd la ricetta sarà il solito compromesso con costruttori e bancarellari?

3 commenti:

  1. Molto ben detto. Il PD (Partito D'affari) romano ha squadernato tutta la sua pochezza (e bassezza) silurando il proprio Sindaco con un sondaggio suicida da loro stessi commissionato!?!
    Per quanto non abbiano mai dimostrato di essere delle aquile, una tale disperata mossa dimostra, a mio avviso, che sono alla frutta, incapaci di reagire ad uno che man mano gli sta togliendo tutti i giocherelli (ed affari collegati) a cui erano abituati.

    Il Sindaco Marino è tutt'altro che perfetto ma solo per i colpi che sta assestando al suddetto partito d'affari andrebbe rieletto anzitempo.
    Avanti cosi!!!

    RispondiElimina
  2. Marino non è un aquila. Ma se devo scegliere tra lui e il Partito D'affari (cito il commento precedente) sicuramente scelgo Marino!

    RispondiElimina
  3. ottima analisi, a Roma troppi interessi, troppe connivenze, impossibile fare il sindaco seriamente Marino ha tutta la mia comprensione.

    RispondiElimina