Quando parliamo di mercatini a Roma si apre uno scenario indefinito perché quasi tutte le strade commerciali della città vedono ormai protagoniste le oscene bancarelle che rappresentano una fetta predominante del commercio.
L'assessore Leonori ha promesso ordine e decoro e - con un comunicato - ha annunciato un bando che darà "regole certe, spazi definiti e numero ridotto di mercatini durante l'anno". Si tratta dunque di quei mercati che appaiono periodicamente in alcune strade o piazze della città, vendendo oggettistica o antiquariato. Apparentemente innocenti, in realtà sono causa di degrado e concorrenza sleale: pensate al mercatino che vende biancheria intima e prodotti per la casa all'Eur.
La presidente del Primo Municipio, Alfonsi, a pochi mesi dal suo insediamento aveva dato l'esempio cancellando due suk davvero inguardabili: quello di piazza Risorgimento e quello di piazza della Repubblica che vedete nelle foto qui sotto.
La Leonori ora sembra voler andare più a fondo e porterà in giunta entro metà novembre un provvedimento che assegni gli spazi tramite bando di gara, dando una regolamentazione uniforme in tutti i municipi.
L'intento sembra buono, ma per evitare che venga prodotta una riforma finta che premi solo gli attuali operatori, ci permettiamo di darle qualche consiglio.
1) Se si fa un bando deve essere vero. Cioè si deve scrivere in maniera tale che i vincitori siano i migliori sia per il decoro dei loro stand, sia per la qualità dei prodotti venduti (artigianato locale, filiera corta, km 0 e così via).
2) Un vero bando deve essere aperto a tutti e non solo a chi opera nel settore da anni e magari non ha ottenuto il rinnovo della licenza. Perché questa sarebbe una sanatoria! E' noto, infatti, che alcuni ambulanti dei mercati a rotazione non sono più in possesso di un titolo autorizzativo. Il timore è che vengano fatti rientrare tramite un bando compiacente, scritto per tenerseli buoni.
I nostri lettori sanno che anche nel settore della cartellonistica pubblicitaria, una parte degli impianti è stata riservata a chi già opera nel settore. Speriamo che lo stesso non accada per i mercatini.
3) Inoltre, una vera riforma del settore non può prescindere dal vero cancro che attanaglia le nostre strade e cioè le bancarelle autorizzate che invadono ogni marciapiede.
I cosiddetti mercati periodici che l'assessorato vuole regolamentare con questo bando sono più di 80 (dato fornito dalle associazioni di categoria) e dunque rappresentano una quota fondamentale del commercio ambulante se si considera che i mercati rionali sono 130, gli operatori a rotazione più di 1500 e le licenze totali 11.000.
I sindacati degli ambulanti (quelli che hanno manifestato in piazza pochi giorni fa) fanno i furbi a proposito dei mercatini: al punto 10 del loro documento chiedono giustamente che non sia consentito vendere cibo senza il rispetto delle regole igieniche o gadget dalla dubbia provenienza. Però chiedono anche di privilegiare i loro banchi rispetto agli altri (quelli cioè che non fanno parte della "casta").
Al punto 14 dopo aver espresso la loro preoccupazione per l'aumento della Cosap, domandano un "bando a sanatoria" per i mercati inseriti in una vecchia delibera del 1994.
Insomma la solita storia: chi opera a Roma è inamovibile. Ha come un diritto all'eternità. Forse è per questo che la chiamano la città eterna.
Noi crediamo che dare il buon esempio scrivendo un bando sano e senza compromessi possa spianare la strada alla riforma complessiva dell'ambulantato che Roma non può più attendere. Perché in centro come in periferia occorre riguadagnare gli spazi che queste bancarelle hanno invaso, come un blob inarrestabile che tutto divora: comprese le coscienze di chi ancora finge di non capire la necessità di ridare legalità ad un settore opaco e in mano a pochi.
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