mercoledì 9 gennaio 2013

Quello che possono le famiglie potenti. Che fine ha fatto il cartellone attaccato alla casa del proprietario del Messaggero?

Siamo in viale Ulisse Aldrovandi, una delle zone più prestigiose di Roma. L'intera strada è stata invasa (come moltissime altre) dai cartelloni della Sci con la cimasa Spqr. Ne sono stati piantati 5 durante la scorsa estate, gli ultimi il 22 settembre. Uno di questi addossato ad una magnifica villa del seicento, l'antica Villa Sacchetti, poi diventata Villa Parodi Delfino e da alcuni anni residenza privata di Francesco Gaetano Caltagirone, tra i più importanti costruttori italiani ed editore del Messaggero.

Il cartellone che la Sci ha piantato sul confine della proprietà Caltagirone
Ebbene TUTTI I CARTELLONI SONO ANCORA SUL POSTO TRANNE QUESTO. E' scomparso nei giorni scorsi con l'ovvio pretesto della riverniciatura del muro di cinta della villa.

Il bellissimo muro ora senza cartellone

L'ingresso della Villa dei Caltagirone

Come stanno le cose? Proviamo a fare tre ipotesi:

1) La Sci ha rimosso spontaneamente il cartellone perchè si è resa conto che accanto ad una villa storica non può starci (ma non ci sembra possibile un rigurgito di sensibilià estetica di questo tipo);

2) Il Campidoglio ha fatto rimuovere l'impianto: lo ha fatto solo perché addossato alla casa di Caltagirone? E allora tutti i cartelloni analoghi che infestano le case degli altri comuni mortali? Un trattamento privilegiato per una famiglia potente?

3) Caltagirone ha rimosso l'impianto e basta, perchè gli faceva schifo. Ma in questo caso dovrebbe essere accusato di danneggiamento! Così come è successo ad altri cittadini che sono stati imputati addirittura di istigazione (il gestore del sito Cartellopoli, ad esempio).

Insomma le ipotesi 2 e 3 (le più credibili e le più probabili) sono il segno che a Roma il decoro e la legalità non sono uguali per tutti. Solo se sei potente hai diritto ad una città migliore?  Anche intorno all'ambasciata americana il Comune ha sbandierato di aver tolto i cartelloni perchè degradanti. Insomma gli americani e i ricchi hanno maggiori diritti degli altri? A pochi mesi dalle elezioni vorremmo una risposta chiara a questa domanda!!


AGGIORNAMENTO ORE 13:30
riceviamo e pubblichiamo la segnalazione di un lettore

Cari amici di Basta Cartelloni,

in riferimento alla vostra segnalazione al cartellone della ditta SCI in viale Ulisse Aldrovandi, vi confermo che l'impianto è stato rimosso dagli operai della stessa ditta in data 24 dicembre 2012.
Vedendo gli operai al lavoro, mi sono illuso per un attimo che, finalmente, tutta l'area circostante Villa Borghese - sottolineo: soggetta a vincoli paesaggistici - cominciasse ad essere bonificata dalla illegale invasione di cartelloni cui è stata vittima negli ultimi anni.
Evidentemente mi sono sbagliato, le uniche aree soggette a vincoli sono quelle dove il potente di turno non gradisce.
Il resto è tutto carne da macello. Cittadini (impotenti) compresi.

Email firmata.




16 commenti:

  1. Scommetto sull'opzione 3. Non ce lo vedo proprio Caltagirone mettersi a perdere tempo con il sindachetto chiedendo di ripulirgli il marciapiedi.
    Chiama i suoi operai e gli chiede di disintegrare il catafalco. Punto.
    E cosi' dovrebbero fare tutti i cittadini scampati alla lobotomizzazione. Avete un impianto sugli zibidei? Buttatelo giu'!
    Naturalmente questo e' il mio parere e non coinvolge in nulla questo blog. E se la magistratura e' in cerca di qualche altro "istigatore" al danneggiamento di impianti puo' accomodarsi; non avra' difficolta' a rintracciarmi.

    RispondiElimina
  2. Con messaggio di posta elettronica trasmesso il 27.9.2012 ho segnalato l'imoianti in questione istallato a ridosso del muro di cinta della villa storica vincolata dei Tre Orologi o Villa Delfino, a 25 mt. dal civico n. 25, con il numero di codice identificativo 0040/BS160/P.
    Con nota prot. n. 83964 del 18 ottobre 2012, trasmessa via fax, il Direttore del Servizio Autorizzazioni Paesaggistiche ing. Fabio Pacciani ha comunicato solo al sottoscritto che "non risulta … rilasciata alcuna autorizzazione paesaggistica per l’installazione degli impianti sopra citati": al riguardo si fa presente che sono ben 14 gli imoianti pubblicitari per i quali l'ing. Fabio Pacciani non ha rilasciato alcuna autorizzazione paesaggistica.
    Con messaggio di posta elettronica trasmesso alle ore 18,58 del 20 novembre 2012 ho chiesto all’ing. Pacciani "di far sapere anzitutto se il mancato rilascio delle 'autorizzazioni paesaggistiche', che è preventivo ed obbligatorio, sia stato comunicato anche e soprattutto al Responsabile dell’Ufficio Affissioni e Pubblicità del Comune di Roma, nonché alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per il Comune di Roma, e quali azioni abbia comunque intrapreso per adottare e/o far adottare i dovuti provvedimenti repressivi nei riguardi di tutti e 14 gli impianti pubblicitari che sono stati installati senza alcuna 'autorizzazione paesaggistica' e che continuano a deturpare il paesaggio vincolato della città di Roma".

    RispondiElimina
  3. Sono d'accordo con Roberto. E' chiaro che Caltagirone ha fatto levare l'impianto dai suoi operai. Voglio vedere se la Sci ora lo denuncia!
    Dario

    RispondiElimina
  4. C'è però un'ulteriore ipotesi: ora che il muro è stato verniciato l'impianto verrà installato di nuovo. La mafia dei cartelloni è assolutamente più potente di un palazzinaro editore.

    RispondiElimina
  5. Una tale assenza di regole che ogni supposizione è buona. Nessuno può dire: le regole sono queste e dunque è stato fatto così. Rendiamoci conto a che punto di delirio ci hanno fatto arrivare i gentiluomini che ci governano.

    RispondiElimina
  6. beh ... fossi la Sci la pianterei lì. nel senso che eviterei di insistere. il proprietario della villa neanche deve pagarli gli operai per il lavoro, e magari riesce a recuperare qualcosa anche dal metallo dell'impianto.
    a proposito di questo, ma glielo vogliamo far sapere agli zingari ed ai rumeni specializzati in recupero metalli che la città è piena di impianti irregolari e che nessuno gli farebbe problemi se ne rimuovessero un po'? invece che rubare i cavi dei treni, che è pure pericoloso, se la prendessero con i massicci impianti della Sci; fanno qualche centinaio di euro ciascuno (a 1 euro al chilo). non sarà come il rame (che vale 7 euro al kg) ma almeno non si rischia la vita ... e si fa un favore alla città.
    facciamo pubblicità alla cosa.

    RispondiElimina
  7. E' la conferma che è un vero schifo. Siamo come, se non peggio del Medioevo, col signorotto di zona che comanda, gli altri s'attaccano.
    Siamo nel 2013 ? A Roma pare di no ! Mi fa sorridere questa falsa democrazia

    RispondiElimina
  8. Le foto del lettore sono illuminanti: la Sci ha avuto paura dell'editore del più importante giornale romano. Immagino la scena: l'operaio rumeno ha installato il cartellone una notte. Non sapeva dove metterlo e l'ha piazzato lì. I titolari della Sci quando se ne sono accorti sono saltati sulla sedia: "Ma che te sei magnato er cervello? Nun se mette un cartellone davanti la casa de Cartagirone. Quello ce divora. Mo lo vai a smontà subito". E il povero rumeno che in cuor suo il cartellone l'avrebbe piantato nel cu..o del titolare è andato a rimuoverlo.
    Morale: i potenti non si disturbano. Tutti gli altri che si tengano i cartelloni dentro casa!

    RispondiElimina
  9. Ribadisco: chi ha cartelloni sotto casa o sullo stomaco farebbe bene a darsi da fare in proprio; tanto il rischio che qualcuno ti fermi mentre stai rimuovendo un impianto e' praticamente inesistente.
    In fondo significherebbe applicare lo stesso principio dei cartellonari: il territorio e' totalmente sguarnito e quindi loro fanno il porco comodo che gli pare, con i loro operai che possono permettersi di installare impianti con tranquillita' in pieno giorno senza che nessuno si sogni neanche di chiedergli che diavolo stanno facendo.
    E allora a' la guerre comme a' la guerre, o se preferite "a brigante, brigante e mezzo". Bisogna costringere le ditte a presidiarli i loro dannati impianti, cosi' saranno costrette almeno a limitarne il numero.

    RispondiElimina
  10. Condannato Cartellopoli. Altra giornata che registra il capovolgimento della giustizia e della normalità sul fronte della allucinante cartellonistica romana. Solidarietà a Tonelli.
    Ancora una volta a Roma le cose funzionano al contrario.
    Mc Daemon

    RispondiElimina
  11. Faccio presente a Filippo che la targhetta dell’impianto riportava la scritta testuale “a metri 15 circa dal civico 25”, per cui non è stato installato a caso lì da un rumeno nemmeno abusivamente.
    Caso mai non fosse chiaro, l’impianto di queste nuove dimensioni è frutto di un “accorpamento” di almeno due impianti (forse parapedonali che la “SCI” aveva a piazzale Flaminio) e di uno “spostamento” effettuato sfruttando la procedura semplificata consentita dalla delibera di Giunta n. 395/2008.
    Ma se l’impianto in questione risulta registrato nella Nuova Banca Dati con il rispettivo numero di codice identificativo 0040/BS160/P senza che la domanda di “spostamento” sia stata dichiarata irricevibile perché non corredata né del preventivo ed obbligatorio parere vincolante della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per il Comune di Roma né della “autorizzazione paesaggistica” rilasciata dal Servizio Autorizzazioni Paesaggistiche del Comune di Roma, vuol dire allora che sulla istanza non c’è stata la dovuta istruttoria da parte della S.p.A. “Aequa Roma” che é stata messa a capo della U.O. Affissioni e Impianti Pubblicitari e che cura proprio le nuove autorizzazioni, le ricollocazioni, gli accorpamenti e le trasformazioni degli impianti: l’istruttoria non è evidentemente stata fatta entro i 30 giorni prescritti dalla data di ricevimento della istanza ed ha consentito alla ditta “S.C.I. S.R.L. soc. concessioni internazionali” di installare l’impianto dandone quella “COMUNICAZIONE DELLA SOCIETA’” che come tale la S.p.A. “Aequa Roma” dovrebbe avere registrato passivamente nella Nuova Banca Dati, senza avere effettuato alcuna “verifica della asseverazione di conformità” nemmeno dopo la presa d’atto della avvenuta installazione.
    Si ribadisce che se è stata veramente presentata domanda di spostamento per l’impianto in questione da parte del rappresentante legale della ditta “S.C.I. S.R.L. soc. concessioni internazionali”, con o senza una “asseverazione” allegata di un tecnico abilitato, considerato che non risulta rilasciata per esso nessuna “autorizzazione paesaggistica”, c’è stata allora comunque una “dichiarazione falsa o mendace” del rappresentante legale se non anche una falsa attestazione del tecnico abilitato, nel caso che abbia rilasciato veramente una “asseverazione”.
    In caso di accertate false dichiarazioni e false attestazioni, l’autorità comunale - se non altro per coerenza con gli stessi modelli e fac simili da essa stessa predisposti – deve ora denunciare il fatto alla Autorità Giudiziaria, chiedendo alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma di voler accertare se sussistano quanto meno gli estremi del reato di “Falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità” previsto dall’art. 481 del Codice Penale.
    (continua nel commento successivo)

    RispondiElimina
  12. (seguito del commento precedente)
    Riguardo alla “autorità comunale” che in caso di false attestazioni accertate é sicuramente obbligata a dare contestuale notizia all’autorità giudiziaria, si fa presente che, come riportato sul sito web del Comune, l'Unità Organizzativa del GSSU, di cui é responsabile il Dott. Maurizio Maggi, in particolare “accerta le violazioni alle norme sulla pubblicità e sulle affissioni, contrasta e reprime l'abusivismo commerciale su aree pubbliche”.
    Si mette in evidenza che nell’ambito dell’accertamento delle violazioni alle norme sulla pubblicità e sulle affissioni è attribuita la qualifica di polizia giudiziaria tanto al Gruppo Sicurezza Sociale Urbana (GSSU) quanto al II° Gruppo del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale: in considerazione di tali competenze, sia il responsabile dell'Unità Organizzativa del GSSU, Dott. Maurizio Maggi, che ancor più il responsabile della Direzione di Coordinamento Attività operative di sicurezza urbana, sociale ed emergenziale Vice Comandante Dott. Antonio di Maggio da cui il GSSU dipende, nonché il Comandante del II° Gruppo Dott. Stefano Donelli, a fronte della dichiarata assenza della “autorizzazione paesaggistica” e delle conseguenti accertate false dichiarazioni e false attestazioni, hanno l’obbligo di presentare alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma un esposto quanto meno nei confronti del rappresentante legale della ditta “S.C.I. S.R.L. soc. concessioni internazionali”, se non anche eventualmente del tecnico abilitato (nel caso che abbia “asseverato” qualcosa), per chiedere di accertare se con l’installazione dell’impianto pubblicitario in area soggetta a vincolo paesaggistico con divieto tassativo di affissione pubblicitaria siano incorsi comunque – anche in caso di non sussistenza del reato di cui all’art. 481 del Codice Penale - nel reato di cui all’art. 734 del Codice Penale che é relativo alla “Distruzione o deturpamento di bellezze naturali” e che testualmente dispone: “Chiunque, mediante costruzioni, demolizioni, o in qualsiasi altro modo, distrugge o altera le bellezze naturali dei luoghi soggetti alla speciale protezione dell'autorità, è punito con l'ammenda da euro 1.032 a euro 6.197”.

    RispondiElimina
  13. Sono assolutamente d'accordo con Bosi. Da tempo penso che nel ben studiato marchingegno pensato per dare carta bianca ai cartellonari cercando di dare anche una copertura formale agli uffici comunali il punto che non quadra è l'asseverazione tecnica della conformità dell'impianto. Questo è un punto debole che inspiegabilmente non viene mai rilevato. Infatti se un cartellone viene collocato in violazione delle norme, o il tecnico asseveratore ha dichiarato il falso, e come tale deve essere perseguito, o l'ufficio responsabile dell'istruttoria ha omesso atti di ufficio. Tertium non datur, a me sembra. Si tratta quindi del punto dove, nonostante tutti i possibili ghirigori degli accorpamenti, spostamenti e quant'altro, inevitabilmente il nodo giunge al pettine e, come esemplificato egregiamente da Bosi, si manifestano le precise responsabilità e i reati. E' chiaro, la ditta si copre scaricando la responsabilità sul tecnico, ma a mio parere bisognerebbe anche cominciare ad affrontare il problema delle false attestazioni dei tecnici. Un serio perseguimento dei falsi ideologici potrebbe inceppare il sistema, magistratura permettendo..
    Andrea

    RispondiElimina
  14. Ricordo che l'inchiesta che a novembre del 2011 il Sindaco Alemanno affidò al Vicecomandante Antonio Di Maggio si concluse alla fine dell'anno con la denuncia alla Procura della Repubblica di 43 rappresentanti legali delle ditte pubblicitarie, perché avrebbero presentato false dichiarazioni sostitutive di atto notorio, attestanti la proprietà degli impianti pubblicitrai, nonchè la loro regolarità".

    RispondiElimina
  15. Ho la sensazione che l'inserimento in banca dati sia effettuato solo sulla base della presentazione della domanda, senza che sia verificato nulla, anche perchè eventuali domande di spostamento/accorpamento dovrebbero essere approvate dall'ufficio con un atto formale e non solo con l'inserimento in banca dati che non ha nessun valore.

    RispondiElimina
  16. thanks for share your list, it will help me. plesea! i will post my webisite. Thanks you so much.

    preventivo sito web

    RispondiElimina