Bene, direte voi! E invece no, male, malissimo. Perchè al tipo, tale Antonio Corati, un calabrese di 32 anni, non viene comminata una pena esemplare, non viene punito per aver sfregiato centinaia di volte marmi, saracinesce, furgoni e ogni superficie. Viene solo denunciato - ovviamente a piede libero - per deturpamento di cose altrui!!! Brrr che paura che dovrà avere! E pensate gli altri taggatori.......se la staranno facendo sotto!
Corso Vittorio Emanuele: l'intera strada è ridotta così |
Ma non finisce qui. Su Repubblica, la giornalista Raffaella Menichini, nella sua rubirica 'centro isterico' racconta la storia con una sottile ironia e conclude il suo scarno articolo (che altro non fa se non riportare il comunicato dei carabinieri) esprimendo 'simpatia per cupo. C'è tutto un mondo dietro quelle bombolette, quella dei writers può essere un'espressione d'arte'!
Espressione d'arte????? Simpatia???? Ma che si fumano questi articolisti??? Tra poco a sto Cupo gli daranno un premio. Ma chi si scrive questa specie di pezzi si rende conto del degrado causato dai writers e della devastazione sociale che questa situazione sta provocando a Roma?
Davvero qualcuno può vedere dell'arte in questa roba? |
Il terrificante ingresso del raparto maternità del Grassi, Ostia (foto Romafaschifo) |
Le leggi che praticamente danno il lasciapassare a chi scrive ovunque, i giornalisti che li giustificano, gli organizzatori che ci fanno le mostre! Che tristezza. Verrebbe voglia di scappare. Cresceteci i vostri figli in mezzo a questo schifo e non lamentatevi poi per quello che saranno diventati!
AGGIORNAMENTO: Qui la marcia indietro di Raffaella Menichini che questa sera ha voluto precisare la sua posizione. Dispiace che non abbia citato questo articolo dato che siamo stati noi a sollevare la questione, ma poco ci importa. Quello che conta è la presa di coscienza.
L'idiota "Cupo" dovrebbe passare il suo tempo a ripulire le schifezze che ha prodotto, cosi' la prossima volta ci pensa mille volte prima di usare la bomboletta spray.
RispondiEliminaSui giornalisti romani (ma anche italiani) c'e' poco da aggiungere: sono parte integrante e consistente del degrado ed un ricambio della classe giornalistica non e' meno importante del ricambio della classe politica. Piu' che ricambio parlerei proprio di rifondazione per entrambi: a lavorare la terra (che ce n'e' bisogno) gli attuali occupati e tutta gente nuova ai loro posti. Perderemo qualcuno di valore ma butteremo a mare la stragrande maggioranza di inetti, parassiti e cacasotto in forza attualmente.
Scrivere sui muri e' marcare il territorio; corrisponde in sostanza a quello che fanno gli animali quando lasciano le loro urine in giro. E' quindi un gesto da deficienti mentali (in senso tecnico) che va represso e sanzionato, non potendo aspettarsi da costoro che arrivino a capire il loro errore.
RispondiEliminaTutto cio' con l'arte non ha proprio nulla a che vedere e stupisce che alcuni giornalisti, che si suppone dovrebbero essere attrezzati intellettivamente, non lo capiscano. Come diavolo puo' essere ritenuta una forma di arte quello che al massimo puo' essere considerato il risultato di una scorreggia (absit iniuria verbis) cerebrale?
Che a Roma ci sia ancora la necessita' di discuterne di queste cose, anziche' trovare il modo di reprimere tali stupidi fenomeni, la dice lunga sulle speranze che la citta' ha di riprendersi.
Ha perfettamente ragione chi scrive col nick Scappato. Altro che denuncia a piede libero. Chi viene sorpreso a imbrattare i muri deve ripulire una superficie almeno tripla di quella che ha sporcato. Accade così negli Stati Uniti, non in Burkina Faso.
RispondiEliminaDario
Questi idioti sottodotati e gli pseudo-giornalisti (che evidentemente vivono su un altro pianeta, non di certo a Roma, altrimenti non potrebbero che raccapricciarsi per l'enorme cumulo di degrado) hanno davvero stufato. E' ora di cambiare tutto!
RispondiEliminaMc Daemon
Per questi giornalisti, i mali romani derivano SOLO da "la casta" dei politici: i cittadini sono tutti bravi (altrimenti non comprano il giornale), e vanno sedotti, adulati: "poverino, chissà che infanzia terribile ...". Lasciamo perdere la salute mentale: quello è un IDIOTA e come tale va trattato, la giornalista ha scritto una scemenza e Repubblica non lo comprerò più.
RispondiEliminaState tranquilli che se qualche emulo di "Cupo" (quando si dice..nomen omen!!) imbrattasse con le sue scorregge cerebrali i muri della casa della giornalista radical-chic in quel di Capalbio o Ansedonia vedreste come cambierebbe rapidamente idea su questa armoniosa ed elegante forma d'arte. Anche per questa gentaglia corresponsabile dello sfascio culturale, umano e politico del nostro paese la cosa pubblica è cosa di nessuno. E si chiamano "repubblica"...res publica...ma forse non se ne rende conto! Menichini..mi sorge spontaneo dal cuore: ma VAFFANCULO!!!!!!
RispondiElimina(p.s: STO SCRIVENDO A REPUBBLICA CRONACA DI ROMA: segreteria_roma@repubblica.it)
L'articolo su Repubblica si può anche commentare, facciamolo.
RispondiEliminahttp://riprendiamociroma.blogspot.it/2012/10/quella-dei-writers-puo-essere.html
RispondiEliminaMa su, immaginate lo sforzo che ha fatto la povera giornalista di Repubblica a scrivere quelle cose, a dire che le scritte sui muri sono degrado, a darla vinta ai Carabinieri, lei che insieme al 90% dei suoi colleghi di sinistra - e una buona parte di quelli di destra - fino a pochi anni fa idolatrava ogni scarabocchio sul muro come segno di vitalità, espressione creativa, ribellione sociale...ricordatevi la Roma coperta di scritte di cui nessuno parlava, tranne i blog antidegrado, ricordate quando non c'era un muro libero dai graffiti o dalle tags, dalle scritte politiche o dai proclami ultrà e i politici e le associazioni dei cittadini e gli ambientalisti non facevano e dicevano nulla, completamente assuefatti alla devastazione della città.
RispondiEliminaI giornali erano i cantori del "modello Roma" e nessuno si azzardava a parlare male dei graffiti, che secondo la vulgata popolare "c'erano in tutte le città del mondo" e quindi niente di male a scrivere o disegnare sui muri degli edifici sino al primo piano, in fondo erano palazzi grigi che venivano resi allegri e colorati e chi non la pensava così era soltanto un fascista ignorante.
Peccato che fascisti e ignoranti amassero scrivere sui muri esattamente come i writers e i "compagni" dei centri sociali e quindi l'accusa era priva di fondamento.
Poi, si è anche scoperto che New York e tutte le città d'America e quelle in Europa, avevano muri puliti e graffiti soltanto sui muri legali e riconosciuti dal Comune. Quindi non era vero che Roma era come tutte le grandi città. Era, ed è, un caso unico al mondo in quanto a numero di scritte sui muri e mezzi del trasporto pubblico.
Questa consapevolezza è sempre più diffusa e certi giornali non possono più permettersi le analisi socio-culturali che giustificavano il graffitismo selvaggio.
Rimane qualche "cinese nella giungla", legato a un'idea romantica e irrealista del mondo dei writers, ma fortunatamente, sono eccezioni sempre più rare.
PS: ma voi sapete se i muri del Grassi e del San Camillo sono ancora in quelle condizioni? Sarebbe da farci una protesta lì davanti.
http://roma.repubblica.it/rubriche/centro-isterico/2012/10/01/news/arte_s_arte_no-43639673/
RispondiEliminala giornalista di repubblica ha corretto il tiro; ha capito di avere scritto qualche stupidaggine ed ha precisato e corretto.
Mi sembra giusto dargliene atto.
Diamo atto ma è davvero INCREDIBILE che le pisciate di cane dei taggaroli possano essere confuse con l'arte.
RispondiEliminaE basta,basta,basta, per Dio, con questo giustificazionismo del cazzo.
Noi che abbiamo l'arte vera (bistrattata, non considerata e spesso relegata a collezioni private o cantine di musei) andiamo a giustificare sto schifo immondo di questi minorati mentali che sporcano i beni pubblici che devono essere puliti con le nostre tasse?!
RispondiEliminaSi però andate a commentare su Repubblica.it
RispondiEliminaFinora l'abbiamo fatto in 2 (due...).
In questo modo sembra che a nessuno importi nulla dei danni enormi che questi dementi arrecano alla città.
sono questi gli stessi giornalisti radical chic che parlano di cultura anche per i nomadi, gente abituata da secoli a rubare e sfruttare donne e bambini. Ti pare che non gli piacevano questi scarabocchi senza senso
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