domenica 19 agosto 2012

Un altro schianto e qualche sospetto...

Due giorni fa ci è stato segnalato questo incidente che ha coinvolto nuovamente un cartellone, stavolta una palina 1x1,40 della SAPI, sullo svincolo tra la Cristoforo Colombo e il Viadotto della Magliana. Siamo andati a controllare: la scena, qualche ora fa, si presentava così.

Un cartello sbilenco a un paio di metri dalla carreggiata, tra marciapiede e area verde, legato al più vicino albero con il nastro bianco-rosso. Con un pò di attenzione abbiamo notato, oltre alle schegge di vetro e i pezzi di automobile, una cosa un pò strana: un buco sul ciglio della strada, ricoperto con della terra. Come se quel cartellone prima si trovasse lì, a pochi centimetri dalla carreggiata, e dopo l'incidente fosse stato rimesso più in là, per far vedere che rispettava le distanze minime dal ciglio stradale (1,50 metri), nascondendo le responsabilità della ditta pubblicitaria.

In primo piano, i vetri del mezzo schiantato. In alto a sinistra, la freccia che indica il buco ricoperto vicino alla carreggiata.
Questa è un ipotesi, va da sé. Magari quel buco prima ospitava un altro cartellone, di un'altra ditta, poi successivamente rimosso e ora c'è questo della SAPI che, in ogni caso, non ci sembra che rispetti il Codice della Strada e i regolamenti alla lettera. In particolar modo, non ci convince il fatto che il cartello sbilenco sia collocato dentro a un'area verde - il Regolamento Comunale Affissioni lo vieta - e a pochi metri da ben due curve, quando il Regolamento del Codice della Strada ne fissa la distanza minima a 100 metri.

Sullo sfondo, cartelloni 4x3 in mezzo ad incroci, svincoli e collocati dentro alle aree verdi.

Il nome della SAPI sulla cimasa del cartellone 1x140 coinvolto nell'incidente di pochi giorni fa.
Ricordiamo poi che simili impianti sono stati collocati dalla SAPI in spregio a qualsiasi divieto sui marciapiedi e gli spartitraffico della città, in special modo nella zona Monteverde-Colli Portuensi. Qui, a marzo, la SAPI reinstallò un impianto identico sullo spartitraffico di Via Leone XIII e noi lo facemmo rimuovere di nuovo. A fine luglio, invece, abbiamo partecipato alla rimozione forzosa di un impianto SAPI collocato addosso a un ciliegio, i cui rami furono tagliati da qualcuno, forse per mostrare bene la pubblicità...

Non sappiamo com'è andata, questa volta, ma possiamo dire che in quel punto i cartelloni non dovrebbero esserci affatto e invece guardate quanti ce ne sono! Speriamo che nessuno si sia fatto male e che il Dipartimento Affissioni non abbia ulteriori feriti sulla coscienza, dopo le morti a novembre dello scorso anno.

3 commenti:

  1. Ma poi, a parte tutto, ma le ditte che accettano di esporre il proprio marchio su simili pezzenti impianti non si rendono conto che e' controproducente per la loro immagine?
    Tu leggi il nome della ditta, lo associ a quell'impianto di guano e automaticamente squalifichi la ditta, precludendole qualsiasi tua possibilita' di acquisto.

    Sarebbe interessante sentire il parere di qualche pubblicitario, vero pero', non quelli alle vongole che ormai hanno distrutto il mercato romano.

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  2. Il sospetto avanzato in questo post è molto credibile. Ma ammettiamo pure che il cartellone sbilenco sia sempre stato nell'attuale posizione. La presenza dell'altro impianto, quello che ha lasciato il buco aperto, avrebbe provocato certamente conseguenze gravi all'automobilista uscito di strada. Si sarebbe trovato ben due pali di acciaio di fronte, uno dei quali proprio sul ciglio stradale. In questo caso probabilmente è andata bene. Ma quanti cartelloni pericolosi posizionati in modo criminale ci sono in giro per Roma?

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  3. ... e la magistratura continua a farsi sonni beati, alla faccia dell'obbligatorieta' dell'azione penale.
    Se la citta' (e il paese) sono allo sfascio sara' pur colpa dei vari Alemanno, Bordoni, Cassone, Piccolo, per tacere dell'inconsistenza dell'opposizione, ma ci sono magistrati che quella gentaglia dovrebbe obbligarla a far rispettare le norme; e invece da piazzale Clodio si continua ad udire un silenzio fragoroso.

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