Recuperata la versione integrale del comunicato stampa del presidente Cassone, abbiamo elaborato la seguente più argomentata riflessione.
Misteri del Campidoglio: il Comitato invia una diffida formale al Sindaco, al Presidente dell’Assemblea Capitolina, al Capo di Gabinetto ed al Segretario Generale e risponde ... il Presidente della Commissione Commercio!?!
O meglio NON risponde. E con un comunicato stampa chiaramente ispirato e sembra anche materialmente inviato dall’Assessore al Commercio, On.Bordoni!!!
Eppure non c’era dubbio sulla domanda: quand’è che discutete in Consiglio Comunale la delibera di iniziativa popolare?
Ma a quanto pare da quest’orecchio l’amministrazione comunale non ci sente proprio, e scivola via come un’anguilla.
Ribadiamo che non permettere ai cittadini di estrinsecare la partecipazione alla vita politica ed all’amministrazione della città, costituisce grave violazione dello Statuto Comunale: chi di dovere se ne assumerà le responsabilità.
Quello che stupisce di più è il tenore ed i contenuti della excusatio.
Infatti, la risposta del Presidente Cassone (alias Bordoni) è, in sostanza: stiamo lavorando per voi, non potete farci la morale proprio voi (??????), la vostra delibera è carta straccia, sul contrasto all’abusivismo stiamo andando alla grande.
Nella premessa che non abbiamo dubbi circa l’impegno della COMMISSIONE COMMERCIO e del suo Presidente a svolgere i compiti istituzionali loro assegnati, una replica ci sembra dovuta anche per le diverse inesattezze contenute nel comunicato.
1 - Ci hanno già provato più volte ad “appioppare” un’etichetta politica alla nostra iniziativa, ma accomunare il Comitato ai rappresentanti politici delle precedenti amministrazioni non le fa onore, Presidente Cassone; al Comitato appartengono semplici cittadini che nella loro iniziativa non sono mossi da alcun interesse “politico” e fra gli oltre 10.000 romani che hanno sottoscritto la delibera di iniziativa popolare ci sono sicuramente anche dei suoi elettori, Presidente, elettori che non sono affatto contenti della sua affermazione.
Per inciso, Lei è male informato: il Comitato ha sempre fortemente criticato, pubblicamente ed inequivocabilmente, l’operato delle precedenti amministrazioni laddove queste ultime hanno mancato di redigere ed approvare il Piano Regolatore degli Impianti, e si sono limitate ad “ingessare” e stabilizzare la situazione del settore senza compiere i passi decisivi per la definitiva soluzione dei problemi esistenti.
2 - La realtà della situazione del settore affissioni e la cronologia degli avvenimenti è ben diversa da come il Presidente Cassone l’ha rappresentata:
a) le precedenti amministrazioni comunali avevano “congelato” il settore, nell’attesa della redazione del PRIP (Piano Regolatore Impianti Pubblicitari), mai però redatto ed approvato;
b) la nuova Giunta insediatasi nel 2008, anziché lavorare immediatamente per il PRIP ha invece modificato il Regolamento Affissioni (delibera 37/2009) pochi mesi dopo il suo insediamento, “scongelando” il settore e riaprendo il mercato.
Ma il “mercato” si è preso la mano che le è stata “gentilmente” offerta dall’attuale amministrazione, con tutto il braccio: in pochissimo tempo l’abusivismo è letteralmente esploso, gli impianti si sono moltiplicati con una velocità incredibile in tutti i luoghi e spazi della città, centro e periferie, parchi e monumenti, marciapiedi e aree tutelate.
Il governo del settore è stato completamente perso dal Comune e ciò è stato velatamente ammesso dai suoi stessi rappresentati; un episodio che fotografa perfettamente la situazione è quello relativo alla campagna intrapresa dallo stesso Comune contro l’abbandono degli animali: i manifesti dell’iniziativa comunale affissi su impiantiabusivi, irregolari e già sanzionati dalla stessa amministrazione!!!
c) i cittadini già nel 2009 sollecitarono più volte il Comune ad intervenire, ma di fronte all’assoluto disinteresse dei rappresentati comunali, attivarono un'iniziativa istituzionale, prevista dallo Statuto del Comune di Roma, trasparente, estranea ai partiti politici, ed espressione dei diritti dei cittadini: la delibera di iniziativa popolare.
d) Solo dopo che il Comune ebbe notizia di questa iniziativa, l’amministrazione, come Lei stesso ammette, Presidente (“la mozione popolare si è rivelata di ulteriore stimolo per l’approvazione del Piano presentato dall’Amministrazione”), ha avviato la redazione del PRIP.
E forse il Presidente Cassone non rammenta che uno dei punti fondamentali della delibera di iniziativa popolare recita: “Il Piano Regolatore degli impianti e dei mezzi i pubblicitari è redatto entro e non oltre sei mesi dall’entrata in vigore delle modifiche sulla delibera n. 37”.
3 - Pertanto, il Comitato è perfettamente consapevole dell’importanza del PRIP, strumento fondamentale di governo del settore che manca ormai da oltre un decennio, tanto da averne proposto l’approvazione entro sei mesi nella delibera di iniziativa popolare.
E la chiarezza cui Lei si appella vorrebbe che fosse evidente che il PRIP non sarà approvato e non sarà vigente entro il mese di novembre: entro questo mese il PRIP sarà approvato solamente dalla Commissione Commercio ma poi dovrà essere votato in Consiglio Comunale per essere operativo e vigente a tutti gli effetti.
Passeranno ancora molti mesi prima dell’adozione definitiva e nel frattempo nelle strade e piazze romane vige la legge della giungla “cartellonara”.
Troviamo gravemente scorretto ed inesatto indurre i cittadini a pensare che entro il mese di novembre 2011 tutto sarà a posto e l’amministrazione avrà completato il suo lavoro: in realtà non siamo nemmeno a metà dell’opera.
E’ pure evidente che se la nostra delibera fosse votata ed approvata dall’Assemblea Capitolina, il termine per completare l’approvazione del PRIP sarebbe molto più stringente: solo sei mesi.
Il motivo per il quale la delibera di iniziativa popolare è ferma da un anno è questo?
E` illegittimo chiedere al Comune di approvare il PRIP entro sei mesi?
O in verità l’intento dell’amministrazione è quello di ritardare l’approvazione del PRIP e mantenere lo status quo, tanto gradito ad alcuni operatori del settore affissioni?
4 - Nel comunicato stampa viene affermato che la Commissione Commercio ha audito gli operatori del settore ed i Comitati dei cittadini sul PRIP.
Ciò non risponde al vero; il Comitato Promotore ha inviato ben due richieste di audizione delle quali l’ultima il mese scorso: nessuna risposta dalla Commissione.
Meglio ignorare questi “noiosi” cittadini che si intromettono in questioni che non li riguardano, specie se debbono presentare importanti proposte di modifica ed emendamenti al PRIP e che riguardano:
- il regime transitorio;
- i tempi, le risorse ed i soggetti che rimuoveranno gli impianti che eccedono la quota di esposizione pubblicitaria fissata dal PRIP;
- la redazione dei piani di localizzazione ed i bandi di gara.
5 - In ultimo, il contrasto all’abusivismo. Fa sorridere l’ingenuità con la quale l’amministrazione comunale vanta oltre 3000 rimozioni di impianti pubblicitari.
Queste rimozioni, come facilmente percepibile e percepito dall’opinione pubblica, sono una goccia nel mare dell’illegalità nella quale naviga il settore: non c’è neppure bisogno di contestare il dato con ben altre risultanze.
E la spesa di queste 3000 rimozioni la stanno pagando tutti i cittadini romani per la responsabilità di chi anziché lavorare per regolamentare il settore, ne ha “liberato” subito il potenziale eliminando quelle barriere normative che, seppur fragili e provvisorie, ne contenevano i rischi.
E ora, a disastro in corso, l’amministrazione si picca se i cittadini, esercitando i loro diritti ne sollecitano l’azione e ne denunciano l’ignavia!?!
Non ci siamo Presidente, non ci siamo.
IL COMITATO PROMOTORE
OTTIMO!!
RispondiEliminaMa questi si sono resi conto o no che nel giro di pochissimi mesi si andrà al voto?
RispondiEliminaE credono di presentarsi con questi atteggiamenti arroganti e infastiditi?
Non pensassero poi di incassare favori dalle ditte cartellonare al momento della campagna elettorale. Il movimento anti-degrado si farà trovare pronto questa volta e faremo in modo che ogni manifesto abusivo si ritorca contro il candidato. A cominciare proprio da Cassone.
al consigliere Ugo Cassone e al suo partito, io avevo dato il mio voto; ho fatto uno sbaglio. Alle prossime elezioni il mio voto se lo scordino!!!
RispondiEliminaHanno fatto 3000 rimozioni? in quanti secoli? Anche dando per buono il numero vorrebbe dire che hanno rimosso (o ricollocato?) il 10% di tutti gli impianti che dicono esistano su Roma.
RispondiEliminaMa vi sembra una cosa credibile?
La gente si è svegliata da un pezzo!!!!
Non ci facciamo prendere per il culo!
Portiamoli in tribunale!
Che si svegli la magistratura!!!! Questo scandalo deve TERMINARE.
RispondiEliminaMetto in grande evidenza che la finalità principale della delibera di iniziativa popolare è stata dichiarata nella relazione illustrativa (predisposta peraltro dal sottoscritto al pari del testo della stessa delibera) nel cui periodo finale è testualmente riportato: ”Tale intervento si rende necessario anche e soprattutto per ristabilire i criteri ed i limiti che dovrà rispettare il Piano Regolatore da redigere ed approvare secondo quanto previsto dalla delibera stessa, opportunamente depurata“.
RispondiEliminaNe deriva che una eventuale decisione di subordinare comunque il licenziamento della delibera di iniziativa popolare al licenziamento del PRIP sarebbe inammissibile, perché presenterebbe in termini sia di metodo che di merito “notevoli elementi di illegittimità rispetto alla normativa vigente” (tanto per usare lo stesso linguaggio dell'On. Cassone).
In termini di metodo, oltre che ad aggravare il ritardo dei tempi, in ancor maggiore violazione dei 4 mesi prescritti dall’art. 4 del Regolamento comunale di Partecipazione dei Cittadini, si verrebbe a violare anche la priorità acquisita in ordine di tempo dalla proposta di delibera di iniziativa popolare, con il deposito avvenuto ben 14 mesi fa.
In termini di merito, l’eventuale posticipazione della approvazione della delibera ai tempi di approvazione del PRIP verrebbe di fatto ad esautorarla, svuotandola dei suoi principali contenuti, perché non avrebbe più a posteriori il diritto ed il conseguente potere di “ristabilire i criteri ed i limiti che dovrà rispettare” un Piano Regolatore già approvato in forza del vigente Regolamento di Pubblicità.