sabato 10 settembre 2011

E` una “sòla” : la delibera sul bike sharing fa acqua da tutte le parti





Torniamo sull’argomento bike sharing ed impianti pubblicitari e spieghiamo il titolo del nostro articolo.
In primo luogo esistono rilevanti motivi di illegittimità della delibera che elenchiamo:

1- Prima magagna: illegittimità della deroga al PRIP per la tipologia degli impianti
Sgombriamo il campo da ogni dubbio: si va in deroga al PRIP, carta canta e le chiacchiere stanno a zero.
Infatti, i commi 1 e 1 bis dell’Art.6 del regolamento affissioni (Delibera 37/2009) testualmente recitano:
- comma 1 “La superficie espositiva complessiva massima dei mezzi pubblicitari, (...omissis...) è determinata dall’applicazione dei criteri stabiliti dall’art. 20 per la redazione del Piano Regolatore degli impianti e dei mezzi pubblicitari.” Il PRIP di recente adottato fa riferimento a detti criteri nello stabilire la superficie massima e stabilisce pure che nel centro storico possono solo esserci impianti di pubblica utilità, arredi urbani e impianti per comunicazioni istituzionali.
- comma 1 bis ”In deroga ai limiti di cui al presente articolo, è autorizzata l’esposizione pubblicitaria su manufatti costituenti elementi di arredo urbano, funzionali a servizi di mobilità alternativa, collocati nell’ambito della Città Storica, come definita in sede di pianificazione del territorio”.
Ed è ciò che riporta, pari pari, la delibera 284/2011, facendo espresso riferimento alla deroga; se l’intento era diverso, ovvero far rientrare la superficie di affissione nel computo del PRIP, la stessa delibera avrebbe dovuto specificare che appunto detta superficie era esclusa dalla deroga e rientrava nel PRIP.
E’ evidente, invece, che questi nuovi impianti (mq 1500) non rientrano nel computo del PRIP e non possono che aggiungersi al totale della superficie espositiva indicato dal medesimo Piano, con tutte le conseguenze e gli impatti sul territorio immaginabili.
Non basta: in ogni caso, la tipologia degli impianti prevista dalla delibera 284/2011 non è ammessa dal PRIP in adozione ed è anzi espressamente vietata; come ha fatto notare l’Arch.Bosi nel suo pregevole intervento:
In base alle schede tecniche allegate allo schema normativo del PRIP saranno ammessi impianti del formato di mt. 1,20 x 1,80 soltanto dei seguenti 3 tipi:
-3A (cartello);
-3B (cassonetto,plancia,vetrina);
-4a (tabelle).
Ma tutti e 3 i suddetti tipi, oltre a non essere equiparabili a "pannelli", non sono ammessi nel centro storico che il PRIP destina a sottozona B1 e che è stato dichiarato dall'UNESCO patrimonio dell'umanità e che è comunque soggetto a vincolo paesaggistico con divieto di affissione pubblicitaria, eccezion fatta per quella di tipo istituzionale”.
Ergo, la delibera deroga sia alla quantità sia al tipo di impianti.
Ma la deroga prevista dal comma 1bis riguarda solo le quantità, ovvero la superficie espositiva, non i tipi di impianti; ne consegue che se la deroga sulla superficie espositiva è valida, anche se del tutto inopportuna, risulta invece illegittima - perché affatto prevista dal regolamento - quella sul tipo di impianto.

2 –Seconda magagna: illegittimità dei nuovi impianti
Il testo integrale dell’art.1 bis nella parte che qui interessa recita: In deroga ai limiti di cui al presente articolo, è autorizzata l’esposizione pubblicitaria su manufatti costituenti elementi di arredo urbano, funzionali a servizi di mobilità alternativa”.
Spiegazione: la pubblicità si può fare solo sulle colonnine del bike sharing, sulle pensiline, sulle rastrelliere delle biciclette, sui cartelli o paline che indicano la collocazione del servizio e le istruzioni e su tutti gli altri elementi di arredo urbano funzionali, cioè direttamente connessi strumentalmente al servizio di bike sharing e inerenti le postazioni dello stesso.
E’ chiarissimo ed inequivocabile, tant’è che nella detta norma non esiste e non è previsto alcun riferimento ad elementi di arredo od impianti collocati in maniera disgiunta e distaccata dalle postazioni di bike sharing.
Ma nel testo della delibera 284­/2011 è affermato: "Con il termine “funzionali” si intendono anche quegli impianti pubblicitari collocati disgiuntamente dalle postazioni, il cui posizionamento è di fatto funzionale al servizio di Bike Sharing in quanto garantisce il raggiungimento di una superficie pubblicitaria totale ritenuta congrua come corrispettivo per l’erogazione del servizio; Per tale ragione, gli impianti pubblicitari localizzati disgiuntamente dalle postazioni recheranno uno spazio dedicato al riconoscimento dell’impianto come facente parte del servizio di Bike Sharing; tale soglia, è stabilita in complessivi 1.500 mq, ecc. ecc.
Il regolamento attribuisce chiaramente al termine funzionale il significato di inerente e direttamente collegato strumentalmente al bike sharing ed alla sua postazione, ovvero la colonnina, la rastrelliera, ecc. ecc, mentre la delibera ne stravolge il significato senza alcun riscontro nel testo del regolamento, facendo divenire l’impianto collocato disgiuntamente dalla postazione “funzionale” perché serve al raggiungimento della soglia di mq 1500 necessari per la sostenibilità economica delle bike sharing per il privato che gestirà il servizio.
Insomma la funzionalità viene illegittimamente interpretata come strumentalità economica, non pratica e materiale, e non collegata spazialmente alla postazione.
E` un escamotage, un artificio verbale, una trovata da azzeccagarbugli per aggirare il regolamento e poter collocare ben 700 nuovi impianti sul territorio, in deroga al PRIP e ad ogni altra normativa.
Ed è una “interpretazione” del tutto illegittima delle disposizioni vigenti, tale da invalidare la delibera.

3 – Terza magagna: illegittimità ed incongruità del valore della contropartita economica
I 1500 mq di impianti costituiscono la contropartita del valore dell’investimento per rilanciare il bike sharing pari ad € 2.100.00 secondo le stime del Comune dichiarate nella delibera 284/2011; questa somma occorre per finanziare la realizzazione delle 70 postazioni, per le nuove bici e per gestire il servizio ed è quella che il vincitore del bando dovrà spendere; in cambio viene concesso l’uso dei 1500 mq di impianti per 12 anni, durata prevista dell’appalto ed indicata in delibera.
Basta dividere la somma di 2.100.00 per 12 anni e si otterrà il valore annuo dei 1500 mq concessi dal Comune: in sostanza al vincitore del bando i 1500 mq di impianti costeranno € 175.000, ovvero €116 all’anno a metro quadro.
Orbene il canone oggi vigente secondo le tariffe comunali per il tipo di impianto previsto dal bando (120X180 con illuminazione) è di circa 130 al mq!!!
Conclusione: il Comune sta mettendo a bando 1500 mq di esposizione pubblicitaria ad un prezzo inferiore al canone vigente ed alle sue stesse tariffe!!!

4 – Quarta magagna: illegittimità della durata dell’autorizzazione alle affissioni
Il rilievo di questo punto è frutto del lavoro dell’Arch. Bosi, al quale va il merito di aver individuato il problema e di averlo segnalato nei suoi interventi; lo ringraziamo ed utilizziamo le sue precisissime deduzioni per argomentare quanto segue.
Il testo del contratto allegato alla delibera 284/2011 prevede la durata dell’appalto per il bike sharing all’impresa vincitrice del bando in 12 anni. L’autorizzazione ad utilizzare gli impianti segue ovviamente tale durata temporale, nel senso che l’impresa selezionata dalla gara pubblica avrà l’autorizzazione alla esposizione pubblicitaria per questo stesso periodo.
Orbene, ciò è in contrasto con l’art.10 del regolamento delle affissioni vigente (delibera 37/2009), giacché questo prevede, senza possibilità di deroga, la durata dell’autorizzazione in cinque anni rinnovabile per una sola volta in altri cinque, per un totale di dieci.
E’ in sostanza la terza deroga, illegittima, al regolamento e al PRIP.
In secondo luogo esistono diversi motivi di inopportunità e forti perplessità riguardo al modo con il quale è stata progettata, anche dal punto di vista amministrativo, quella che noi comunque consideriamo una lodevolissima iniziativa.

1- A parere del nostro Comitato, i circa 700 nuovi impianti - al di là della legittimità del delibera con la quale ne è stata decisa la messa in opera - comportano un impatto non indifferente sul paesaggio e l’ambiente cittadino, tenendo conto che molto probabilmente la maggior parte di questi verrà collocata nell’ambito del centro storico.
Rispetto a quanto indicato nel nostro precedente articolo, dobbiamo in parte rettificare quanto affermato in relazione al piano di collocazione degli impianti.
Infatti, la delibera 284/2011 non esplicita alcun piano di collocazione degli impianti, limitandosi a rimandare al contratto con l’Agenzia della Mobilità, laddove si legge :”La localizzazione ed il tipo di impianto luminoso dovrà essere validata dal Dipartimento Attività Produttive, Sportello Unico Affissioni e Pubblicità, dalla Sovrintendenza, dalla Polizia Municipale, dal Municipio competente, e dall’Ufficio Citta` Storica”.
Appare, quindi, evidente come il piano di localizzazione degli impianti, non sarà redatto dall’amministrazione ma dall’impresa che vincerà il bando e che il Comune e gli altri enti si limiteranno a “validarlo”.
A noi sembra del tutto inopportuno che in un contesto così delicato, in una situazione del settore così compromessa, e con il PRIP in adozione!!!, la redazione del piano di localizzazione di ben 700 impianti venga lasciata alle determinazioni dell’impresa, salvo il mero controllo a valle dell’amministrazione comunale.
Inoltre, perché non utilizzare parte degli impianti comunali già presenti sul territorio invece di installarne di nuovi?
Perché, almeno, non far rientrare i 1500 mq di nuovi impianti nella quota complessiva prevista dal PRIP evitando deroghe che si connotano come una “regalia” alle imprese del settore?

2- La delibera 284/2011 rimane assai vaga anche sui criteri di selezione delle imprese che potranno partecipare al bando.
Vale notare che il bando dovrà essere redatto dall’Agenzia per la Mobilità che è sicuramente competente in tema di bike sharing ma non lo è affatto in materia di affissioni.
Inoltre, proprio in considerazione della disastrata situazione del settore pubblicitario a Roma, era assolutamente necessario indicare chiaramente, fin dal testo della delibera, i requisiti di partecipazione alla gara, i criteri di selezione, l’esclusione del subappalto, ecc. ecc.
Ad esempio, un accreditamento tendente a poter valutare l’esperienza, i risultati, la competenza, la correttezza delle imprese (assenza di sanzioni), in maniera da disporre di filtri di selezione fin dal momento della presentazione della domanda di partecipazione alla gara.
Il timore è che l’assoluta vaghezza ed insufficienza di indicazioni della delibera de qua, consenta a qualcuno dei numerosi operatori del settore che non si sono fatti scrupolo di compiere veri e propri atti di saccheggio del territorio cittadino, di partecipare alla gara ed essere premiato economicamente dall’iniziativa comunale.
E’ un rischio concreto, reale, e del quale l’amministrazione avrebbe dovuto tenere conto.

3- Abbiamo già segnalato come il valore della contropartita economica sia ridicolmente basso tale che il costo annuo che l’impresa sosterrà per ogni mq di affissione è addirittura inferiore al canone ed alle tariffe comunali.
I 1500 mq di affissioni potevano ben valere non 70 postazioni di bike sharing ma almeno il doppio.
Infatti la resa media alle imprese è di circa € 1.500 mq/anno per il tipo di impianto previsto dalla delibera, ovvero più di dieci volte il costo (circa 116 € mq/anno)!!
Il valore dell’affare bike sharing, quindi, supera i 20 milioni di Euro, ma la delibera della giunta “svende” il patrimonio pubblico valutandolo una decima parte di quella somma: non vengono rispettati i criteri di buona gestione ed amministrazione della cosa pubblica, anzi si rischia di produrre un danno alla collettività.
Quante biciclette in più potrebbero andare in giro se solo il Comune non fosse succube degli interessi di categoria...

In conclusione.
Abbiamo chiesto un incontro all’Assessore Visconti, promotore di questa iniziativa della quale, non smetteremo di sottolinearlo, ne condividiamo senza riserve le finalità.
Se ci riceverà, gli sottoporremo la necessità di modificare ed integrare la delibera 284/2011 con alcune disposizione che riteniamo assolutamente indispensabili per la buona riuscita del progetto, ovvero:
- utilizzare gli impianti di proprietà comunale già presenti sul territorio, senza prevedere la collocazione di nuovi, oppure far rientrare nella quota di superficie già prevista dal PRIP i 1500 mq di nuovi impianti, evitando deroghe;
- predisporre il piano di localizzazione, prima della pubblicazione bando, a cura degli uffici competenti e sottoporre il progetto con il previsto procedimento di partecipazione a cittadini e comitati;
- rivedere la valutazione della contropartita economica e quindi il numero di postazioni, di bici, ecc. ecc.
- inserire e stabilire stringenti requisiti di partecipazione alla gara nonché di criteri di selezione delle imprese;
- disporre che la redazione del bando venga realizzata unitamente al Dipartimento Affissioni.

Speriamo che almeno stavolta l’amministrazione comunale ci dia ascolto e voglia seriamente collaborare con i cittadini.
Se ciò non avverrà, avremo ben poche alternative rispetto all’azione giudiziaria.


Aggiornamento: la nostra analisi è stata ripresa anche da Repubblica. Speriamo che questo aiuti l'amministrazione comunale ad aprirsi alla discussione per non perdere quest'ennesima possibilità di fornire la città di Roma di un adeguato servizio di bike-sharing.

34 commenti:

  1. Ecco perchè mi piacete: Dritti sull'obiettivo senza tante invettive. Precisi e determinati, senza perdere tempo in chiacchiere. Fatti non parole!

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  2. Direi meglio: fatti, non pugnette!

    Speriamo proprio che Visconti non faccia lo gnorri, altrimenti questo ennesimo tentativo di dare a Roma un servizio di bike-sharing degno di questo nome fallirà irrimediabilmente.
    Qualsiasi azione giudiziaria infatti, per quanto indispensabile se non cambiano profondamente le condizioni del bando, ingarbuglierà necessariamente la materia e il bike-sharing si andrà far benedire. Per la terza volta.

    Non si potrebbe risentire la Cemusa che, se ricordo bene, a suo tempo diceva di accontentarsi della pubblicità sulle biciclette e sulle postazioni?

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  3. Mi complimento per l'esemplare chiarezza di quanto esposto.
    Credo che chi ha a cuore una città più umana non potrà che sostenere le vostre posizioni.
    Siete veramente rigorosi e capaci di convincere.
    Vi auguro di poter convincere l'assessore Visconti che mi è sembrato sempre attento ai problemi del degrado di Roma.

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  4. Nietzsche-che-dice?boh10 settembre 2011 alle ore 23:57

    eh eh non fatevi troppi complimenti che tra poco arriva Übermensch a dirvi che non avete capito una sega come al solito e che siete quattro dilettanti allo sbaraglio e che lui solo sa come si risolvono i problemi di Roma...

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  5. evitiamo lo sfottimento preventivo e senza fondamento per favore?

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  6. Allo pseudoanonimo delle 23.57. Per favore, come già richiesto da Cristiano, evitiamo di attizzare polemiche inutili. Piuttosto, ci aspettiamo commenti, osservazioni, analisi sulla delibera Bike Sharing e su come migliorarla tutti assieme in modo da dare a Roma un vero servizio di biciclette, come avviene a Parigi, Milano, etc.
    Sono certo che in questa fase nessuno cadrà nelle provocazioni per lavorare invece nell'interesse della città.

    Filippo

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  7. Mi associo a quanto scritto da Cristiano e Filippo: basta con le polemiche fine a se stesse e rispetto per il paziente e immane lavoro di analisi, documentazione ed elaborazione di proposte che il Comitato promotore sta portando avanti nell'interesse della città.
    Commenti come quello delle 23.57 non apportano nulla alla battaglia di civiltà in cui siamo impegnati.
    Prego quindi di rimuoverlo.
    Grazie

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  8. Caro Fitz, d'accordo con te su tutto a parte l'idea di rimuovere il commento. La regola qui è di far parlare tutti purché non si offenda o insulti.
    Per l'amico delle 23:57, e per tutti gli altri in vena di risse, basteranno i richiami già fatti, altrimenti rimarranno a darsele tra di loro.

    Nel merito del post, spero vivamente che Visconti voglia ripensarci e ripartire sul bike-sharing con basi ben più solide. In caso contrario la delibera di giunta va contestata senza indugio.

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  9. boni....state boni......
    Commenti nel merito, prego!
    E senza insulti, toni aggressivi o espressioni fuori le righe.
    Lorenzo

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  10. Che dire Roberto..nessuno vuole ergersi a censore delle OPINIONI o IDEE altrui.
    Non mi sembra però che il commento delle 23.57 apporti alcunchè al dibattito in corso.
    E' una sterile provocazione e basta.

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  11. L'anonimo di ieri sera delle 23:57 ha una tastiera che scrive caratteri in tedesco. la U con i puntini sopra lo tradiscono. L'avevo già notato in un altro suo commanto.
    Ti ringraziamo della battuta ma in questo momento non è particolarmente gradita.

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  12. il bando non serve a dare un servizio di bike sharing ma a consentire l'installazione di altri impianti pubblicitari, questo è il presupposto della nuova delibera. il PRIP come sappiamo è un atto puramente formale, a esso si può derogare in mille modi, primo fra tutti i mitici "cartelli di pubblica inutilità" che sono un insulto alla città, fanno cagare, e dovrebero essere eliminati tout court.

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  13. A quanto ho capito stavolta questa delibera di giunta , se non cambia, verrà contestata dal Comitato e anche da Bosi.

    Meno male! L'unità è quello che ci vuole per sconfiggere questi disonesti (almeno intellettualmente)

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  14. Osservazioni corrette (sebbene prudenza vorrebbe di aspettare il bando, benché sia vero che già la delibera contenga passaggi poco chiari) e impeccabili. Qualcuno ironizza (troppo tempo libero, ragazzi), ma ribadisco che le mie osservazioni sul precedente articolo sul medesimo argomento non erano direzionate alle critiche al bando ed alla delibera, bensì ad un passaggio totalmente cervellotico che ipotizzava scambi e subappalti dovuti al fatto che "le ditte che si occupano di bike-sharing non hanno, per deduzione logica, competenza di pubblicità". Una deduzione logica completamente illogica, conoscendo il mercato.

    Quell'errore -per la solita storia delle ripicchette- sta ancora lì. Per fortuna questo articolo è corretto e, forse anche grazie alle mie osservazioni, si è evitato di condirlo di deduzioni fuorvianti e spericolate.

    Auguriamoci tutti che questi benedetti impianti (350, non 700 visto che OVVIAMENTE e qui si PER DEDUZIONE LOGICA saranno bifacciali) siano inclusi nel computo del Prip e non certo in aggiunta a quel computo, altrimenti, con la morte nel cuore, ci toccherà di combattere anche contro il bike-sharing. Città di merda!

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  15. purtroppo la delibera parla chiaro: sono in deroga al PRIP quindi sono in piu`. Speriamo che quanto disposto in delibera venga modificato.

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  16. POTREBBERO essere bifacciali, ma la delibera indica impianti 120 per 180 senza dire se sono bifacciali o no.

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  17. peggio: come dice Bosi, parla solo di "pannelli" 120x180

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  18. Premetto in 1° luogo che molte delle “magagne” debbono essere più correttamente chiamate “vizi di legittimità”, a maggior ragione se si intende portarli come specifiche “censure” in caso di ricorso al TAR.
    Faccio presente in 2° luogo che l’arrotondamento giornalistico a circa 700 nuovi impianti monofacciali (quando sarebbero invece esattamente 694) non è plausibile, dal momento che i futuri “pannelli” saranno sicuramente tutti bifacciali, anche in termini di mantenimento dei costi di installazione e manutenzione, per cui sarebbe più corretto parlare di 350 nuovi impianti (se non di 347).
    A seguito di un ulteriore approfondimento, debbo rettificare in parte quanto da me già detto sui “pannelli”, dal momento che sotto tale esatto termine non risultano previsti tanto nel PRIP quanto nel Regolamento, dove si parla di pannelli comunque non applicabili sui contenitori di rifiuti di solidi urbani: potrebbero pertanto rientrare fra quelli consentiti ad esempio alle lettera a), d) ed f) del 1° comma dell’art. 4 nella generica definizione rispettivamente di “impianti per affissione di manifesti o pittorici su suolo o pareti”, di “paline luminose e non luminose” e di “componenti e complementi di arredo urbano”.
    Con la delibera n. 37/2009 il Consiglio Comunale alla lettera d-bis) del punto 1) della lettera F) del 1° comma dell’art. 20 ha introdotto fra i tipi e formati ammessi pure impianti di mt. 1,20 x 1,80, anche e soprattutto per innalzare fino a questa maggiore superficie le deroghe al Codice della Strada che il precedente Regolamento di Veltroni consentiva invece solo per impianti di mt. 1 x 1,40 .
    Riguardo alla 1° magagna si afferma che “la deroga prevista dal comma 1bis riguarda solo le quantità, ovvero la superficie espositiva, non i tipi di impianti”: l’affermazione non risponde completamente al vero.
    Il comma 1bis dell’art. 6 parla di “manufatti costituenti elementi di arredo urbano, funzionali a servizi di mobilità alternativa, collocati nell’ambito della Città Storica, come definita in sede di pianificazione del territorio”.
    Ma lo stesso Regolamento alla lettera E) del 1° comma dell’art. 20 parla di “COMPONENTI E COMPLEMENTI DI ARREDO URBANO”, sui quali può essere esposta la pubblicità, “fatta eccezione per il Municipio I e con valenza rispetto alle nuove autorizzazioni”, che può avvenire fra l’altro su “pensiline e paline del servizio di trasporto pubblico urbano ed extraurbano”, nonché sui “contenitori di rifiuti solidi urbani, … con esclusione …di applicazione di pannelli e simili”: ne deriva che la deroga potrebbe valere anche come tipi di impianto per i “pannelli” se intesi comunque come “componenti e complementi di arredo urbano”, non collocabili però nel Municipio I, vale a dire nel centro storico, non in contrasto quindi con quanto dispone il comma 1 bis dell’art. 6, dal momento che si riferisce alla “Città Storica”, che così come individuata dal vigente P.R.G. di Roma è ben più estesa del solo centro storico.
    (segue)

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  19. (Seguito) Da quanto sopra rilevato, anche in prospettiva di un eventuale ricorso al TAR, debbo far presente che quanto meno uno dei 3 tipi di impianto previsti nelle schede tecniche allegate allo schema normativo del PRIP (sotto il termine generico di “cartello”) potrebbe essere in qualche modo equiparato (magari forzatamente) al “pannello”: comunque sia va tenuto ben presente che il riferimento al PRIP ha un valore puramente indicativo di confronto di una volontà molto poco coerente della Amministrazione Capitolina, senza per ora esplicare nessun effetto giuridico, per cui non avrebbe nessun fondamento portare come censura un “vizio di legittimità” rispetto al PRIP.
    Se fra i “componenti e complementi di arredo urbano” si fanno rientrare anche gli “elementi di arredo urbano, funzionali a servizi di mobilità alternativa,” di cui parla il comma 1 bis dell’art. 6, come sembra peraltro logico, allora non risponderebbe completamente al vero nemmeno quanto affermato riguardo alla 2° magagna su una presunta “illegittimità dei nuovi impianti”.
    Tengo a precisare subito, a scanso di equivoci, che anch’io sono propenso ad “interpretare” la funzionalità di questi “pannelli” come “direttamente connessi strumentalmente al servizio di bike sharing e inerenti le postazioni dello stesso”, ma non sono d’accordo sulla “tesi” (che il TAR potrebbe anche bocciare) secondo cui “la delibera ne stravolge il significato senza alcun riscontro nel testo del regolamento, facendo divenire l’impianto collocato disgiuntamente dalla postazione funzionale”.
    Lo stesso comma 1 bis precisa al riguardo che “l’autorizzazione …può costituire anche il corrispettivo di servizi inerenti …..la mobilità alternativa”: ai fini della sua applicazione pratica la disposizione, oltre ad essere interpretabile sicuramente nello stesso identico modo del Comitato Promotore, può essere concretizzata anche con impianti collocati disgiuntamente dalle postazioni di Bike Sharing, ma con l’obbligo di farvi obbligatoriamente “pubblicità” o comunque riferimento alla più vicina postazione esistente rispetto ad ogni singolo “pannello”: ci sarebbe così un servizio di pubblicità inerente perfettamente la mobilità alternativa, realizzabile con l’obbligo messo nel bando di destinare una parte di ogni “pannello” alla informazione da dare riguardo alla più vicina postazione.

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  20. (Seguito) Tengo a mettere in grande evidenza che il Comitato Promotore ha ribadito di condividere senza riserve le finalità dell’iniziativa dell’Assessore Visconti, che lega di fatto all’utilizzo della pubblicità il miglioramento e potenziamento del servizio di Bike Sharing che rischia però di fallire se poi la pubblicità non potesse essere sfruttata nelle forme e nei modi previsti: ne deriva che, anche per quanto dirò più avanti, l’unico modo di coniugare le due cose diventa alla fine solo quello di tenere disgiunti (quanto meno nel centro storico) gli impianti pubblicitari dalle postazioni di Bike Sharing, quanto meno nel centro storico, come dirò più avanti, ma va fatto sempre e soltanto nel rispetto della piena legalità per quanto riguarda tanto la mobilità alternativa quanto la forma di pubblicità funzionale ad essa.
    Il Comitato Promotore sembra avere ignorato o comunque tenuto in poca considerazione il passo della delibera n. 284/2011 in cui si parla della “individuazione di ulteriori n. 36 postazioni già concordate con la Soprintendenza ai Beni Architettonici di Roma, da realizzare nei Municipi I e XVII del Comune (Centro storico, Monti, Trastevere, Prati)”.
    Lascia intendere in 1° luogo che i “nulla osta” della Soprintendenza hanno riguardato solo la legittimità della posizione delle nuove postazioni (e non anche dei “pannelli” che non vi debbono essere necessariamente installati e di cui si deve ancora decidere ad ogni modo l’esatta posizione) ed in 2° luogo che buona parte delle future 70 postazioni saranno collocate nel Municipio I, cioè del centro storico, che è soggetto sia al vincolo paesaggistico che a quello dell’UNESCO come patrimonio dell’umanità, dove vige il divieto assoluto di affissione di pannelli pubblicitari (eccezion fatta per quella di tipo istituzionale), che quindi – anche volendo - potranno essere “direttamente connessi strumentalmente al servizio di bike sarin e inerenti le postazioni dello stesso” solo se installati disgiuntamente da tutte le postazioni ricadenti all’interno del centro storico.
    Vero è invece che il Comitato ha posto attenzione a quanto disposto all’art. 5 del Disciplinare di Incarico allegato alla delibera n. 284/2011, relativo specificatamente allo “Sfruttamento pubblicitario”, secondo cui “la localizzazione ed il tipo di impianto luminoso dovrà essere validata dal Dipartimento Attività Produttive, Sportello Unico Affissioni e Pubblicità, dalla Sovrintendenza, dalla Polizia Municipale, dal Municipio competente, e dall’Ufficio Città Storica”: in modo contraddittorio il passo sopra riportato lascia sottintendere che dietro nulla osta della Soprintendenza e dell’Ufficio Città Storica una serie di pannelli potrebbero essere installati anche dentro il centro storico, ipotesi che va invece preventivamente rigettata.
    Come si può ben vedere e dedurre, la “interpretazione” che ho sopra dato ai fini di una applicazione pratica del dettato del comma 1 bis, ipotizzando una posizione disgiunta dei “pannelli” disgiunta dalle postazioni ma pur sempre funzionale ad esse, anche ammesso e non concesso che sia “del tutto illegittima delle disposizioni vigenti, tale da invalidare la delibera”, come sostiene il Comitato, permetterebbe però di rispettare da un lato il divieto di affissione prescritto per il centro storico della città, salvando al tempo stesso l’utilizzo della pubblicità per migliorare e potenziare il servizio di Bike Sharing.
    (segue)

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  21. (ultimo seguito) Per coniugare ancora meglio il servizio di Bike Sharing con la pubblicità ad esso connessa, anche in termini di rispetto sia dei 162.500 mq. di superficie espositiva massima prevista dal PRIP che dell’impatto ambientale che avrebbero comunque quanto meno 350 nuovi impianti circa sul territorio, prendo spunto dalla proposta stessa del Comitato di “utilizzare gli impianti di proprietà comunale già presenti sul territorio”, che condivido pienamente a condizione di escludere ovviamente gli impianti SPQR ricadenti nel centro storico (perché utilizzabili in base sia al vincolo paesaggistico che al PRIP solo per comunicazioni di tipo istituzionale, senza quindi nessun ritorno di tipo economico).
    Se come “corrispettivo di servizi inerenti …..la mobilità alternativa” si concedesse l’utilizzo tramite locazione di 1.500 mq. di superficie espositiva di impianti SPQR di mt. 1,20 x 1,80 (peraltro previsti dal vigente Regolamento anche fra i criteri per la redazione del PRIP), oltre a non consumare ulteriore territorio con pubblicità invasiva, rispettando il tetto massimo dell’esposizione previsto dal PRIP, si consentirebbe alla ditta che si aggiudicasse il bando di ammortizzare quanto meno i costi di istallazione dei “pannelli” e si supererebbe anche la polemica innescata da Tonelli riguardo al paventato rischio di una “incompetenza” e di un conseguente “subappalto”, perché in tal caso per chiunque si aggiudicherà il bando si tratterebbe solo di curare direttamente i contratti di pubblicità con i vari inserzionisti senza alcun rischio di speculazioni.
    Anche in considerazione di un possibile utilizzo degli impianti SPQR esistenti, è mal impostata a mio giudizio la critica del Comitato secondo cui “appare, quindi, evidente come il piano di localizzazione degli impianti, non sarà redatto dall’amministrazione ma dall’impresa che vincerà il bando e che il Comune e gli altri enti si limiteranno a validarlo”: anche senza l’utilizzo degli impianti comunali, la posizione dei quanto meno 350 “pannelli” dovrà essere decisa comunque prima di indire il bando, proprio per mettere a gara anche questo corrispettivo economico in modo preciso e definitivo.
    Riguardo infine alla 4° “magagna” relativa alla “illegittimità della durata dell’autorizzazione alle affissioni”, aggiungo che c’è violazione non solo dell’art. 10, ma anche dello stesso comma 1bis dell’art. 6, che prima ancora e specificatamente con riguardo agli “elementi di arredo urbano, funzionali a servizi di mobilità alternativa,” stabilisce che “l’autorizzazione ha durata di cinque anni, rinnovabile una sola volta per altri cinque anni”.

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  22. Urca! E che è successo oggi?
    Finalmente una discussione pacata e competente nel merito.
    Complimenti a tutti. Vediamo di continuare così.

    Il mio piccolo contributo: 1500 mq di pubblicità sono uno sproposito, dettato solo dal mercato ormai inflazionato della pubblicità a Roma. Bisogna prima ridurre l'affollamento pubblicitario, valorizzando così la pubblicità residua (e decorosa), e quindi calcolare un corrispettivo equo per il servizio.
    Peraltro non si capisce perché sia il Comune a decidere la quantità di pubblicità per pagare il servizio. Magari se ne esce una ditta che si accontenta della pubblicità sulle sole biciclette...

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  23. Questo è il tipo di blog che vorrei... sempre.

    Come già specificato in precedenza, il Comitato terrà nella duvuta considerazione le preziose osservazioni dell'Arch. Bosi che si ringrazia per quest'ultimo suo autorevole parere.

    Voglio infine precisare che al momento della pubblicazione del post, ero consapevole che le facciate pubblicitarie sarebbero in realtà 694,4 periodico , ma effettivamente 700 è di maggior impatto. Mi si perdoni questa piccola inesattezza.

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  24. Visto che forse si è capito che le critiche sono critiche, non scuse per fare polemica. Forse una critica a quanto scritto la si può fare. Alla fine del pezzo si parla di "azione giudiziaria". Buuum.

    Per carità, se le cose non vanno bene vanno denunciate. E con durezza. Ma parlare di azione giudiziaria contro 350 impianti (gli unici assegnati in maniera civile, non previo mazzetta; gli unici il cui ricavato regalerà servizi alla cittadinanza, non solo introiti a chi li gestisce) quando ancora nessuno di noi (ne Cartellopoli, ne il Comitato, ne VAS) ha effettuato vere e proprie azioni giudiziarie contro i 200mila (MA SONO DI PIU') impianti di cui sappiamo tutto, beh, mi pare una forzatura che comporta rischi e vizi di credibilità.

    Mi auguro che la class action (o addirittura il ricorso al tar, come ho letto) contro questi 350 impianti (nella malaugurata ipotesi fossero posizionati dove non devono e in surplus rispetto al Prip) avvenga o dopo o in contemporanea alla class action contro la delibera 37, contro Paciello, contro Bordoni e insomma contro tutto lo scandalo che ben conosciamo.

    Altrimenti rischiamo di dare spazio a chi immediatamente dopo dirà: 'vedete, bandi di gara non se ne possono fare fare, addirittura i cittadini fanno ricorso'. E come tutti abbiamo ben capito l'azzeramento delle attuali concessioni e il loro affidamento previo bando è l'unica soluzione per risolvere l'oscenità di cui è ricoperta la città.

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  25. I bandi di gara si possono e si devono fare.
    Ma sarebbe bello che in Comune cominciassero a capire che i cittadini, singoli e sotto forma di associazione, non portano più l'anello al naso. Facessero le cose per bene, legittime e coerenti con i regolamenti esistenti e a nessuno verrebbe in mente di sprecare tempo ed energie in azioni legali senza possibilità di successo.

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  26. Credo che un'eventuale ricorso avverso una delibera 'si fatta potrebbe essere il "cavallo di Troia" per tutte le future azioni verso chi ha permesso il sacco di Roma.
    Il movimento anticartellonaro verrebbe visto con occhi diversi e forse finalmente temuto davvero dai politici che appoggiano certe lobby.

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  27. Certo usare la clava contro trecento cartelloni e soltanto la penna contro i centocinquantamila, per di più mafiosi, risulterebbe beffardo: occorre modulare la cosa non accanendosi su questa delibera o giustamente accanendosi ma in parallelo ad un accanimento su tutto il resto.

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  28. se le norme per la predisposizione del bando di gara sono scritte coi piedi (a non voler pensar male credendo che sia tutta una scusa per sfruttare una delle deroghe della delibera e regalare a qualcuno 1500 mq di impianti nuovi di zecca), il ricorso è assolutamente dovuto (lasciamo stare la class action che non c'entra niente)

    che senso ha parlare di clava e di penna? ma che per il motivo che non si riesce a spuntare nulla contro i cartelloni si lascia stare una porcata come quella del bando per il bike-sharing?

    eppoi se vuole l'assessore visconti può benissimo chiedere una modifica della delibera. se non lo fa vorrà dire che ne risponderà nelle sedi opportune

    Mah ... alle volte la gente ...

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  29. Ai fini dell'impugnativa della delibera sul bike sharing, bisogna tenere conto della scadenza dei termini per effettuarla.
    Pertanto,se si vuole dare credibilita` all'azione del Comitato, una volta annunciata, l'azione va fatta e nei termini previsti dalla legge per evitare decadenze.
    E non si tratta di una "forzatura" ma del legittimo esercizio delle tutele previste dal nostro ordinamento.
    In ogni caso mi sembra che la posizione del Comitato sia chiarissima: abbiamo chiesto un incontro all'assessore Visconti affinche` la delibera sia modificata in alcuni punti fondamentali che abbiamo pure precisamente indicato.
    Se ancora una volta l'amministrazione comunale non ci considerera` ne ci dara` ascolto, la responsabilita` delle eventuali conseguenze giudiziarie non sara` nostra ma di chi ci ha ignorato.
    Lorenzo

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  30. Ringrazio Bosi per le sue indicazioni e commenti dei quali terremo sicuramente conto.
    Lei comprendera` che non possiamo scoprire tutte le armi prima di una eventuale battaglia giudiziaria, ovvero non esplicitiamo tutte le argomentazioni, in particolare quelle squisitamente tecniche, dell'impugnazione altrimenti daremmo all'eventuale controparte la possibilita` di evitare le mine....., inoltre tentiamo pure di confondere "il nemico".
    Lorenzo

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  31. Clave e penna, dice l'anonimo delle 00:19...

    ebbene ce ne fossero stati di cittadini che avessero usato la clave al momento del parto della 37 /2009 adesso non ci ritroveremmo a questo punto.

    Speriamo che qualcuno consigli Visconti di dare ascolto a questi poveri "cavernicoli".

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  32. Anche 350 impianti per 70 postazioni sono troppi, sono 5 per ogni postazione.
    A Milano hanno 2 cartelloni per ogni postazione.

    Devono fare prima il piano di localizzazione, se no saranno tutti o quasi, illegali, come ora, e ci ritroveremo a fare denunce agli uffici amministrativi ed il Comune che fa finta di niente, un pò come ora, facendo perdere soldi alle casse comunali e dando un servizio fallimentare..

    La gente si è rotta dell'incapacità e del menefreghismo della politica: A CASA !

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  33. Ma chiedere direttamente alle ditte di bike-sharing di fare le offerte no?
    Perché deve essere il Comune a decidere che ci vogliono 1500 mq per pagare un tot di bici?

    Il Comune decida qual è il numero di postazioni e di biciclette di cui vuole fornire la città (stabilendo dei numeri degni di una città occidentale nel 2011, quindi non meno di qualche migliaio di bici) e siano poi le ditte a fare le offerte economiche.

    E se ci fosse qualche ditta, come già scritto nei commenti, che si accontenterebbe degli spazi sulle postazioni e sulle bici?
    Eh, certo, così non ci sarebbero nuovi cartelloni da installare ... chissà se il Comune accetterebbe questa cosa ...

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  34. ma infatti, ci sarebbero decine di soluzioni, è chiaro che questo bando per come è stato pensato è solo l'ennesimo regalo alle ditte dei cartelloni, a questi del bike sharing non gliene può fregare di meno. Peccato che Visconti si presti a questi giochetti di palazzo, spero possa correre ai ripari e far modificare la delibera

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