venerdì 7 dicembre 2012

La penna del poeta Magrelli si accorge dello scandalo cartelloni. Ma non coglie il problema



E' l'articolo uscito su Repubblica di ieri a firma del poeta e scrittore Valerio Magrelli. "Da un gruppo di amici mi è giunta una segnalazione inquietante", scrive Magrelli che racconta del degrado provocato dai cartelloni in ferro nero, i famigerati Sci/Spqr, installati negli ultimi mesi in viale Marconi. Purtroppo se l'occhio attento di un poeta è riuscito a cogliere la bruttezza e l'inutilità di questi impianti, dobbiamo dire che è uscito fuori tema. Ci permettiamo di rimproverarlo bonariamente perchè l'articolo è bello ma sbagliato. Infatti si concentra sul costo presunto sostenuto dal Comune per l'installazione di questi cartelloni, ma non sa il grande dramma, non conosce l'enorme battaglia che c'è dietro.
Proveremo a spiegargliela noi con una lettera aperta che gli invieremo al più presto. Intanto un merito lo ha certamente: aver sollevato un problema che la gran parte degli intellettuali romani non vede, non coglie, ritiene minore. E sappiamo che invece è tutto fuorchè un problema secondario.

Valerio  Magrelli

8 commenti:

  1. "Intellettuali" cosi' disattenti agli scempi quotidiani sono parte del problema cittadino.
    Non possiamo pretendere che siano i piu' 'semplici', quelli con meno mezzi fisici ed intellettivi ad affrontare le questioni.

    Ma la totale assenza di quella che dovrebbe essere la classe intellettuale della citta' (e, in parte, del paese) nella denuncia al degrado che sommerge tutti e' una chiara indicazione della qualita' di tale classe: buona al massimo per qualche articoletto in cronaca rosa. In altri termini, gentaglia.

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  2. Parlare di intellettuali romani è come guardare un bancarellaro e dire che è un tycoon.

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  3. c'è poco da dire, prima o poi dovranno farci i conti sempre più persone se non cambia la situazione, non è un fenomeno che si nasconde sotto il tappeto come la polvere

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  4. Su invito di Mc Daemon già da ieri sera ho avuto modo di leggere anch’io l’articolo pubblicato sulla cronaca di Roma del quotidiano “La Repubblica”, pescandolo dalla rassegna stampa del sito web del Comune, e mi è saltata all’occhio la “ignoranza” della materia, nel senso offensivo di chi non sa ad esempio che ogni impianto deve avere affissa una targhetta identificativa con il numero di codice identificativo registrato nella Nuova Banca Dati, anche ed a maggior ragione se trattasi di impianto “SPQR” concesso in locazione per 5 anni, eventualmente rinnovabili solo per altri 5, ad una ditta pubblicitaria che per il caso in questione è la “SCI” .
    Debbo far presente che è comunque sbagliato anche far presumere che ci sia un costo sostenuto dal Comune per l’installazione di questi nuovi cartelloni di mt. 1,20 x 1,80, in sostituzione di quelli preesistenti.
    È sbagliato anzitutto perché prima delle entrata in vigore della delibera n. 37/2009 il Comune non ha mai avuto propri impianti “SPQR” di mt. 1,20 x 1,80 trattandosi di un modello di tipo europeo introdotto ex novo dal Regolamento attualmente vigente: è sbagliato in secondo luogo perché la veste di questi impianti rispetta il progetto-tipo approvato dalla Giunta Capitolina con deliberazione n. 25 del 10/2/2010 che ha stabilito che gli “oneri per gli adeguamenti degli impianti esistenti ai progetti approvati, ..., sono ad esclusivo carico dei soggetti autorizzati all’esposizione pubblicitaria”.

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  5. Speriamo che la Vostra lettera aperta serva a far nuovamente tornare Republica ad interessarsi del fenomeno cartellopoli.
    Mc Daemon

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  6. Un punto vero, forse involontariamente, Magrelli lo coglie: lo sperpero di soldi commesso dal Comune ogni qualvolta rimuove uno di questi cartelloni dopo averlo precedentemente "autorizzato". Non mi stancherò mai di ripetere che la stragrande maggioranza dei cartelloni presenti sul territorio - facciamo il 90%? - è "riconosciuta" dal Comune, non precisamente "autorizzata", ma registrata in banca dati: ciò vuol dire che il Comune, dai cartelloni posti in violazione del Codice della Strada e del Regolamento Comunale, percepisce un indennizzo economico che li autorizza de facto a rimanere sul territorio, anche se questi sono de facto illegali.

    Poi, quando il Comune riceve una denuncia e si vede costretto a rimuoverne qualcuno, lo fa pagando di tasca propria, invece di obbligare la ditta a rifondere le spese in collaborazione con il soggetto pubblicizzato, come previsto dal Regolamento Affissioni, delibera 37/2010. Il Comune, quindi, vìola costantemente le norme da lui scritte sulle rimozioni dei cartelloni. E paga dopo aver di fatto autorizzato impianti illegali.

    Uno spreco di risorse, uno scandalo che in qualsiasi città d'Europa, provocherebbe le dimissioni del Sindaco e di tutta la sua giunta, con grande reazione dei media e dei giornali locali e nazionali. Qui da noi, invece, tutto passa in sordina e il maggior quotidiano di opposizione - Repubblica - lascia che a trattare l'argomento, sia soltanto un bravo e rispettabilissimo poeta, senza però dare un quadro complessivo della vicenda, magari affiancando all'articolo un riepilogo dello scontro sui cartelloni. Una dimostrazione di sciatteria a dir poco inspiegabile, se a farla è il quotidiano d'inchiesta per eccellenza. E se pure gli altri giornali, Corriere della Sera in testa, non reputano l'invasione dei cartelloni degna di una campagna giornalistica, capiamo il perché di questo silenzio e di come il Comune sia riuscito a farla franca, non rispondendo a nessuno di questo scempio del territorio e delle risorse pubbliche.

    Un'annotazione, infine, sugli intellettuali romani: sono gli stessi che hanno convissuto con il caos della sosta selvaggia (spesso contribuendovi), delle scritte sui muri e delle bancarelle che si estendevano a macchia d'olio, senza dire nulla, per decenni. Tutti chiusi nei loro quartieri ghetto, senza mai confrontarsi con la realtà degli altri paesi, dove la bellezza delle città e la cura del territorio, sono valori condivisi e rispettati dagli artisti. Non come da noi, dove artisti e intellettuali, per troppo tempo, hanno sopportato il degrado, fino all'assuefazione.

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    1. Mi scuso, la delibera del regolamento affissioni è la 37/2009, a forza di parlarne, ho il rifiuto!

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  7. Faccio presente a Les ed a chi ci legge che con nota VAS prot. n. 3 del 21 febbraio 2012 ho trasmesso alla Corte dei Conti la richiesta di voler accertare i "Danni erariali provocati dal Comune di Roma a causa della distrazione di fondi pubblici impiegati per la rimozione forzata degli impianti pubblicitari abusivi".

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