mercoledì 4 giugno 2014

Le cause della Cartellopoli romana secondo il blog Esterniamo. Noi crediamo in un'altra verità



Premesso che ogni nuova voce nel panorama informativo è la benvenuta e che - seppure su fronti opposti - siamo contenti che alcune imprese romane della pubblicità abbiano aperto un loro sito, riteniamo che uno degli ultimi articoli pubblicati da Esterniamo sia quanto meno incompleto. E per questo ci sembra giusto aggiungere qualcosa.

Alla voce "chi siamo", Esterniamo conclude con un'affermazione velatamente critica nei confronti (forse) del nostro e di altri blog: "Esterniamo non è polemica selvaggia, Esterniamo è notizia".

Allora proprio perché le notizie vanno raccontate per intero, l'articolo del 23 maggio, sulle origini del caos da cartelloni manca di alcuni pezzi fondamentali. Spiega che le imprese di outdoor sono state lasciate sole dalle istituzioni, che il lassismo e l'inefficienza del Comune di Roma hanno stimolato il proliferare dell'abusivismo, danneggiando le ditte serie. Può darsi! E' un'opinione e - sebbene non siamo d'accordo - è giusto e sacrosanto che venga espressa.



Ma il racconto salta dal 2000 al 2012, senza tenere presente la dirompente novità del 2009 e cioè la delibera 37 della giunta Alemanno che - attraverso il meccanismo dell'autodenuncia - provocò il quintuplicarsi dei cartelloni sul territorio. Dell'azione della giunta Alemanno, si cita la storia di un bando mai nato (quello tentato da Visconti) ma si dimentica un provvedimento che è nato eccome e che i suoi danni li ha fatti davvero. Cosa avrebbero dovuto fare i cittadini di fronte alla devastazione di Roma seguita alla delibera 37? Restare con le mani in mano, in attesa di una resipiscenza delle imprese più facinorose? O saltare sugli scudi e cercare di difendere l'ambiente in cui vivono?

Viale Parioli prima della Delibera 37
Lo stesso punto di viale Parioli dopo la delibera 37


Altro aspetto: l'estensore dell'articolo accusa il Comune di non aver mai chiuso, colpevolmente, la procedura di riordino e dunque di aver danneggiato chi possedeva quegli impianti. Forse sarà andata così, non sappiamo, ma è giusto che le imprese lo denuncino.
C'è, però, un'altra questione che hanno dimenticato di ricordare: il ritardo nella chiusura di questa procedura ha permesso ai loro cartelloni di restare sul territorio per molti, molti più anni di quanto sarebbero vissuti in un mercato regolamentato. E ognuno di quei cartelloni ha continuato a guadagnare solo a Roma, mentre tutte le altre città di Italia e del mondo assegnavano la pubblicità attraverso i bandi. Insomma non solo danni dall'inerzia del comune, ma anche qualche vantaggio!

Inerzia anche nel sanzionare gli impianti irregolari delle aziende "regolari". Se il Comune avesse applicato con rigore il proprio regolamento, almeno la metà delle imprese romane che oggi si definiscono regolari sarebbero state radiate dall'albo e avrebbero cessato l'attività.

Bene! Siamo davvero sicuri che le giunte Rutelli, Veltroni, Alemanno siano state così cattive nei confronti dell'outdoor romano o forse un sistema consociativo, che unisce destra e sinistra, imprese e politica, ha finito per avvantaggiare qualcuno? Per esempio i politici che hanno potuto fare pubblicità sui cartelloni a prezzi (forse) agevolati. E per l'appunto le imprese che - galleggiando nella melma della politica romana - hanno registrato tanti vantaggi.




Chi l'ha pagata davvero è stata solo Roma che - unica tra le capitali europee - è stata devastata nel decoro, privata di servizi fondamentali (bike sharing, arredi, etc) e funestata da incidenti stradali.

Noi crediamo in un'altra verità rispetto a quella di Esterniamo!

Nessun commento:

Posta un commento